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Viola: «Subito lockdown nei comuni più colpiti dal virus in Lombardia e Campania»

L’immunologa a Repubblica: «L’alternativa? A Natale avremo tutta Italia chiusa in casa. Servirebbe avere una mappa dettagliata della circolazione del virus per chiudere solo le attività dove ci si infetta di più»

Viola: «Subito lockdown nei comuni più colpiti dal virus in Lombardia e Campania»

Su Repubblica un’intervista ad Antonella Viola, immunologa dell’università di Padova. Anche lei, come Walter Ricciardi qualche giorno fa, ritiene fondamentale applicare il lockdown ai comuni più colpiti. E farlo in fretta.

«Non si può andare avanti con un decreto ogni 15 giorni. Bisogna individuare subito i comuni più colpiti e metterli in lockdown. L’alternativa? A Natale avremo tutta Italia chiusa in casa».

L’aspetto più critico riguarda Lombardia e Campania. Il lockdown, spiega, va applicato

«Dove gli ospedali sono in crisi, come Lombardia o Campania. Ma non serve un lockdown generalizzato. Occorre studiare il territorio e chiudere dove il virus circola di più, anche a livello di singoli comuni».

Aspettare altri dieci giorni per capire se le misure adottate con l’ultimo Dpcm possano avere effetto, non ha senso, perché mancano i dati che consentano di capire dove ci si infetta di più.

«La mancanza di dati invece è sempre stato un problema grave in Italia, fin dall’inizio. Non abbiamo una mappa dettagliata della circolazione del virus, non sappiamo dove ci si infetta di più. Con il collega Enrico Bucci abbiamo fatto una fatica enorme a raccogliere i numeri sui contagi a scuola. Al ristorante ci prendono nome e cognome per permettere il tracciamento. Perché allora non sappiamo quanta gente si è infettata in quel contesto?».

E continua:

«Non riesco a capire perché nessuno abbia fornito questi dati, che forse giacciono disaggregati chissà dove. Sarebbe utile sapere quanto pesano i trasporti, ad esempio. Se c’è differenza fra palestre e teatri, se lavoro o scuola sono un problema, e di quali dimensioni. Eppure fino a dieci giorni fa riuscivamo a eseguire un tracciamento soddisfacente. Abbiamo avuto tutta l’estate per studiare l’epidemia al di fuori di una situazione d’emergenza».

Avere dati del genere, conclude, aiuterebbe a chiudere solo i luoghi davvero pericolosi.

«Se sapessimo che i ristoranti sono luoghi più a rischio dei cinema – ma è solo un esempio – chiuderemmo i primi e lasceremmo aperti i secondi. Anche gli aiuti economici potrebbero essere più mirati. Sapremmo spiegare ai cittadini il perché delle scelte della politica. Invece sembra mancare una programmazione per il futuro. Eppure dobbiamo prepararci a trascorrere con il Covid l’inverno. Sono 7 mesi, e non saranno facili».

 

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