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Osimhen ci parla d’altro. Radici, memoria, impegno. Grazie, Victor

L’universo di questo campionato folle regala la sorpresa di un Napoli irresistibile. Mi pare abbastanza evidente che questo Napoli avesse una paura fottuta di giocare allo Stadium

Osimhen ci parla d’altro. Radici, memoria, impegno. Grazie, Victor

Sgangherato campionato.

Nell’universo di questa follia, c’è una nuova teoria.

Una squadra con due positivi viene penalizzata di un punto perché si mette in quarantena. Mentre l’altra vince 3 a 0 a tavolino perché invece desiderava farsi contagiare.

Ho ballato di tutto lo sai.

Ma questa mi mancava.

Mi mancava il ricordo di un giocatore così dominante come Ibra l’Eterno.

Che non vuol dire il più forte, ma quello con la più grande capacità di incidere.

39 anni, capperi!  E per di più al rientro dopo una quarantena da Covid, resta in campo per tutta la partita.

E decide da solo la stracittadina, riportando i rossoneri ad un successo che mancava da quattro anni.

Riguado i Suninter i 6 positivi non possono essere una scusa.

La difesa a 3 fa acqua da tutte le parti. E prende sempre goal. Da chiunque.

I giocatori chiesti dal Parrucca stanno tutti tradendo le attese.

Vendere Godin per prendere Kolarov è probabilmente la peggior operazione di mercato degli ultimi anni.

Nell’universo di questa follia il governatore De Luca non ha manco finito di proclamare i meriti del Napoli, che – non partendo per Torino – ha evitato di contagiare il Toy Boy, ed ecco che arriva la notizia della positività del Toy Boy.

Aveva lasciato la bolla Juve, aveva violato la norma dell’isolamento fiduciario per unirsi, alla nazionale portoghese.

Ma il campione mica se ne starà buono buono in quarantena.

Macchè. Il Marchese del Grillo, evaderà dalla quarantena in Portogallo con un costosissimo aereo privato per far rientro nella lussuosissima villa di Torino.

La Lega tace. E intanto resiste alla tentazione di fermare la Serie A per almeno 14 giorni, quando finalmente Lui potrà giocare.

Perché il campionato non ha senso senza di Lui. Che grazie a Lui il livello è salito e tutti sono felici di giocare perché c’è Lui.

La Juve parte per Crotone ma dimentica di portarsi il tavolino.

E su quel campo sgangherato trova una squadra vera.

E soprattutto fa conoscenza con un arbitro.

Uno di quelli che Moggi avrebbe rinchiuso nello spogliatoio.

Francesco Forneau francese di origini ma italiano di Roma.

Ho ballato di tutto, lo sai.

Ma questa mi mancava.

Forneau assegna un rigore sacrosanto al Crotone. Ammonisce Portanova, Kulusevski e nientedimeno Bonucci.

Espelle Chiesa per un pestone assassino.

Sul finale annulla il vantaggio di Morata per un fuorigioco di cinque centimetri.

E diventa subito leggenda.

In attesa di riprendersi il maltolto, al San Paolo c’è la Dea a punteggio pieno.

C’è la Dea reduce tre vittorie su tre dopo aver preso a pallate chiunque dandogli dai quattro ai cinque gol.

C’è la Dea lanciatissima verso il possibilissimo sogno scudetto.

E invece l’universo di questo campionato folle regala la sorpresa di un Napoli irresistibile.

Anni luce lontano dalla noia della sua versione agnolotta, ma anche dalla Hollywoodland sortutiana.

C’è spirito di squadra ritrovato. C’è tantissima intensità. C’è equilibrio fra i reparti con la linea di difesa e quella di centrocampo strettissima e compatta.

E soprattutto c’è gioia.

Il centrocampo del Napoli salta sistematicamente quello atalantino e le punte azzurre vanno in superiorità sugli esterni praticamente sempre.

E sempre nell’uno contro uno gli azzurri, più tecnici, hanno la meglio contro i difensori avversari.

Mi pare abbastanza evidente che il Napoli, questo Napoli, avesse una paura fottuta di giocare allo Stadium.

E poi c’è lui Victor, l’Osibolt, che diventa un autentico incubo per i bergamaschi.

Osi vola.

E nessuno lo prende più.

Ore 15,44 di sabato 17 ottobre.

Il Cafetero timido si esibisce nel colpo che ha convinto il Gattaccio a preferirlo all’Albatros del Friuli.

Lancio improvviso di sessanta metri. Romero cicca fuori tempo, e Victor abbranca rapido come un predatore affamato.

Controlla, e scarica alle spalle di Sportiello.

Primo gol per lui. Quarto gol per un Napoli da favola.

Vola Osi.

Ma poi ha il tempo di fermarsi a esibire una maglietta per lanciare un messaggio contro la brutalità della polizia nigeriana.

Bello quando il calcio parla di altro.

Questo ragazzo ci parla d’altro. Radici, memoria, impegno.

Osi non dimentica da dove viene. Non dimentica il dolore.

In quel messaggio la storia recente di un popolo oppresso che invoca attenzione e giustizia.

Si pensa a Boko Haram e ai rapporti di complicità con la polizia nigeriana.

Si pensa ai morti in Nigeria. Un paese devastato dalla corruzione e messo a ferro e fuoco da guerre intestine. Nell’indifferenza del mondo civile.

Grazie Victor.

Grazie per quello che farai con l’azzurro addosso, che ti dona molto.

Grazie per essere il campione straordinario che sei.

Grazie perché oltre al campione che sei, sei un ragazzo semplice e sorridente.

Ma soprattutto grazie, perché sei un uomo vero.

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