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Maradona ha avuto il merito politico di rendere davvero unita la città di Napoli

Forse un altro Diego calcistico. Ma un leader politico come lui, un uomo con una centralità unica, di un magnetismo paralizzante ed ultraterreno non potrà rinascere

Maradona ha avuto il merito politico di rendere davvero unita la città di Napoli
Maradona in una foto dell'Archivio Carbone

Se cerco di guardare oggi quello che fu il 30 giugno 1984 mi sembra di essere sul set del film “Mi manda Picone”. È quella l’atmosfera che ricordo. Una Napoli accaldata, gioiosa (agli occhi di un bambino di quasi nove anni), felice, e dai discorsi degli adulti non sentivi, come invece è oggi, una costante sfiducia nel futuro. In quella che era la mia vita allora, il Napoli di quei tempi era l’unico motivo di apprensione. Ricordo quella stagione 1983-1984 come una lunga ed estenuante sofferenza. Tanto che anche l’inutile gol di Loris Pradella nella penultima di campionato contro l’Udinese, mi fece spaventare. Salvi per un soffio: “Con l’auspicio che la prossima stagione riservi meno patemi ai tifosi del Napoli”, cosi preconizzava Mario De Nitto, nel servizio di Domenica Sprint del 6 maggio 1984.

Poi si iniziò a salire sull’ottovolante. Non riuscivo a capire perché il più forte giocatore dell’epoca potesse venire a Napoli. Ma ciò mi riempiva d’orgoglio. L’anno prima del resto era arrivato Marco Masi. Ma in quell’epoca tutto mi sembrava possibile. Forse era tutto possibile. Oggi ne paghiamo il prezzo, anche troppo salato. Era il 30 giugno, dicevamo, la tv era sintonizzata su Tele A, serata d’estate, si vedeva la tv tutti insieme. Inizia a rullare e lampeggiare una scritta in giallo sullo schermo “ATTENZIONE ATTENZIONE DIEGO ARMANDO MARADONA È UN CALCIATORE DEL NAPOLI”… Feci l’unica cosa che potevo. Presi la mia bandiera con le due coppa Italia e la coppa delle Alpi, che somigliava ad una caraffa che avevo in casa. Sul balcone come me altri che esultavano e festeggiavano. Come se avessimo vinto un titolo.

Avevamo vinto la certezza di un futuro radioso. Inconsciamente consapevoli di essere sull’uscio di un tunnel lungo 57 anni. Ma come tutte le cose belle, è durato troppo poco. O forse è durato il giusto. A fatica la città viveva quella continua sbornia di esaltazione e felicità. Guardandola con gli occhi del 2020 la popolazione dava un’esaltazione pornografica della propria gioia. Eccessiva. Maramalda. Ma ne aveva ben d’onde. ne aveva la voglia. Ne aveva le energie. A lungo conservate nei propri corpi e nelle proprie anime. Napoli era sempre stata circo del calcio. Mai realmente entrata nel consesso dei club che contano. A parte qualche stagione sopra le righe.

Maradona oltre ai meriti sportivi che sono infiniti, ha avuto il merito politico di rendere davvero unita la città di Napoli. Una città che è stata, è, e sarà sempre divisa. Tra i contrabbandieri di un tempo e la classe media che si assottiglia sempre più, lasciando spazio ad una “borghesia camorristica” tatuata, abbronzata dai bicipiti gonfi, ma che fa fatica ad esprimersi anche in napoletano. Ma Napoli con Diego è stata una famiglia. Forse solo dentro il San Paolo come cantava Nino D’Angelo. Ma il tempo, l’alone mitologico che ormai ammanta quegli anni, ha attutito tutto. Napoli era un’unica entità. Con medici, commercialisti, assessori, imprenditori spregiudicati che sotto il regno di Diego diventavano singoli pezzi di un unico organismo.

Non ci potrà mai essere un altro Maradona, forse a livello calcistico potrebbe succedere, ma per me sarà sempre Diego il migliore. Ma un leader politico come lui, un uomo con una centralità unica, di un magnetismo paralizzante ed ultraterreno non potrà rinascere.

Sarà sempre nella mia mente quel bellissimo 17 Marzo 1991. Sedevo su un sacchetto di sabbia all’altezza della bandierina del calcio d’angolo, dietro il cartellone AGFA, tra i distinti e la A. C’è il Bari, per Diego l’ultima in campionato in maglia azzurra. Ma nessuno lo sospettava. Nel secondo tempo in Napoli attacca. Azione di rimessa. Diego la mette al centro forte e tesa. Zolino fa 1-0. Il raccattapalle tracagnotto ed il tracagnotto con la 10 si abbracciano, da soli per dei secondi infiniti.

Oggi sembra Natale. Ma a Napoli c’è stato un tempo in cui è stato Natale per 2268 giorni. Auguri Diego.

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