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Luchetti porta al cinema “Lacci” i legami senza affetto di Starnone

Questo film, fatto di interni familiari soffocanti, è in realtà una tragedia greca vissuta anni dopo attraverso i figli quarantenni

Luchetti porta al cinema “Lacci” i legami senza affetto di Starnone

Il regista Daniele Luchetti ama un certo tipo di commedia che pesca negli anni ’70 ed ’80 vissuti familiari da riportare al presente. È per questo che per il suo nuovo film ha scelto un bel testo di Mimmo Starnone “Lacci (Einaudi, 2014)” ed il film omonimo che ne è derivato – con l’aiuto alla sceneggiatura dello stesso Starnone e di Francesco Piccolo – ha avuto l’onore di aprire, fuori cocncorso, Venezia ’77.

Aldo (Luigi Lo Cascio) è un autore di Radio Rai ed è sposato con Vanda (Alba Rohrwacher) che fa la madre a tempo pieno con Sandro ed Anna due bei bambini: sono i primi anni ’80. In questa vita borghese in una Napoli umida e senza sole irrompe il tradimento di lui con Lidia un’amica Rai di Roma. Inizia il parallelismo Napoli-Roma: Aldo va via da casa e si giunge alla rottura. Ad un certo punto il doppio registro raddoppia nella dimensione alternata presente-passato: perché Aldo (Silvio Orlando) e Vanda (Laura Morante) sono vecchi, di nuovo insieme ed hanno cambiato casa e le loro vicende si alternano spiegandone i punti neri con un passato sincopato.

È in realtà una tragedia greca sulla mancanza di affetto in legami che si sciolgono come lacci fradici, questo film fatto di interni familiari soffocanti e senza un respiro esterno. Ed il coro della sentenza lo danno i figli quarantenni: Anna (Giovanna Mezzogiorno) e Sandro (Adriano Giannini). Il film è riuscito e le ambientazioni ed i costumi sono rispondenti a quel tempo: ma soprattutto Luchetti riesce a rendere il vuoto che da quegli anni ’80 insegue i nostri protagonisti nel nostro tempo liquido e sottovuoto.

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