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“Il governo nigeriano sta massacrando i suoi cittadini”. Ecco per cosa protesta Osimhen

Sul New York Times il terribile racconto della carneficina di Stato contro la quale anche l’attaccante ha manifestato dopo il gol all’Atalanta

“Il governo nigeriano sta massacrando i suoi cittadini”. Ecco per cosa protesta Osimhen

Al primo gol al San Paolo Osimhen ha steso al sole una maglia bianca, in faccia alle telecamere. Una scritta non chiarissima, tirata via col pennarello:  #EndPoliceBrutalityInNigeria.

L’intento, ovvio, era costringerci a farci una domanda: che sta succedendo in Nigeria, che noi da qui, dal nostro divano, vediamo? In molti avranno googleato “polizia” e “Nigeria”. Avranno scoperto cos’è la SARS, la Special anti-robbery squad, la squadra speciale della polizia accusata di violenze, abusi ed estorsione. Avranno letto delle proteste pacifiche dei cittadini nigeriani. E, forse, qualcuno, sarà arrivato alla denuncia di Amnesty International: la polizia ha ucciso decine di persone con la scusa di fermare i manifestanti.

La storia, riassunta male, è questa. Ma un pezzo straordinario della scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie per il New York Times la racconta in tutta la sua cruenta realtà. Ecco per cosa protesta Osimhen:

“La SARS agisce in maniera casuale, è viziosa, vilmente estorsiva. Gli agenti della SARS fanno irruzione nei bar o fermavano gli autobus sulla strada, e arrestano arbitrariamente giovani per crimini come portare i capelli con i dreadlock, avere tatuaggi, tenere in mano un bel telefono o un laptop, guidare una bella macchina. E poi chiedono grandi quantità di denaro come “cauzione”. Una volta gli agenti della SARS hanno arrestato mio cugino in una birreria perché era arrivato alla guida di una Mercedes. Lo hanno accusato di essere un rapinatore armato, hanno ignorato i documenti di lavoro che ha gli mostrato, lo hanno portato in una stazione dove hanno minacciato di fotografarlo accanto a una pistola. Mio cugino è uno dei pochi fortunati che ha potuto pagare una somma grande abbastanza, ed è stato rilasciato. Non è uno dei tanti torturati o dei tanti scomparsi, come Chijioke Iloanya”.

La scrittrice racconta la vicenda del giovane Chijioke, 20 anni, sequestrato dalla SARS durante una cerimonia di famiglia, e mai più tornato a casa nonostante il pagamento del riscatto.

Le proteste ad ottobre sono diventate di massa. “In un Paese con solide divisioni in classe, le proteste hanno attraversato le classi. Proteste pacifiche, insistentemente pacifiche, costantemente pacifiche. Organizzate principalmente sui social media da giovani nigeriani, nati negli anni ’80 e ’90, una generazione disamorata con il coraggio di agire”.

“Dalla capitale Abuja alla cittadina di Ogbomosho, agenti statali hanno aggredito e picchiato i manifestanti. La polizia ne ha uccisi alcuni e ne ha arrestati molti altri, fino a quando i social media e le prove video non li hanno costretti a rilasciare alcuni dei detenuti”. Ma i manifestanti non si arrendono. Non arretrano.

“Il governo di Lagos ha accusato i manifestanti di violenza, ma ha sfidato il buon senso: i manifestanti sanno di avere tutto da perdere in un paese come la Nigeria dove il semplice accenno di violenza dà libero sfogo alle forze di sicurezza assassine. La cultura politica della Nigeria è intrisa di criminalità sponsorizzata dallo stato”.

“I politici assumono abitualmente delinquenti per causare il caos, specialmente durante le elezioni, e molti sanno che criminali sono assunti per compromettere le proteste. Sui social media girano molti video che lo attestano: delinquenti che entrano nei Suv dei governi, giovani induriti e affamati che ammettono di essere stati pagati per partecipare alle proteste e scatenare violenze”. Ma i manifestanti non si arrendono. Non arretrano.

A mezzogiorno del 20 ottobre, due giorni fa, tre giorni dopo la maglia mostrata da Osimhen all’Italia, circa due settimane dopo l’inizio delle proteste, il governatore dello Stato di Lagos ha improvvisamente annunciato un coprifuoco che sarebbe iniziato alle 16. Una mossa strategica per incastrare le persone in strada, con appena 4 ore per rifugiarsi a casa in una delle capitali più trafficate e convulse del mondo.

“Temevo che il coprifuoco avrebbe fornito una scusa per la violenza di stato, che in nome del ripristino dell’ordine l’esercito e la polizia avrebbero scatenato la violenza. Ma non ero preparata per la carneficina che è avvenuta alla Porta di Lekki, la più importante di Lagos. Funzionari governativi hanno tagliato le telecamere di sicurezza, hanno spento i riflettori luminosi, lasciando solo un’oscurità carica di presagi. I manifestanti se ne stavano fermi con le bandiere nigeriane in mano, alcuni inginocchiati, altri che cantavano l’inno nazionale, pacifici ma determinati. Un video sfocato di quello che è successo dopo è diventato virale: i soldati camminano verso i manifestanti con una calma spaventosamente casuale, il tipo di calma che non puoi avere se sei sotto attacco, e sparano, non in aria. Con le armi all’altezza delle braccia, sparano su una folla di persone, sparano per uccidere. Scintille di arma da fuoco contaminano l’aria. Non è ancora chiaro quanti siano morti. Quelli sul posto dicono che l’esercito nigeriano ha portato via alcuni corpi e ha impedito alle ambulanze di aiutare i feriti, e che c’erano ancora sparatorie in corso ore dopo, al mattino”.

“Lo stato nigeriano si è rivoltato contro la sua gente. L’unico motivo per sparare a una folla di cittadini pacifici è terrorizzare: uccidere alcuni e far tornare indietro gli altri. È un crimine colossale e imperdonabile. La sfacciataggine è agghiacciante. Lo Stato uccide i suoi cittadini, in un modo evidentemente premeditato, come se fosse certo della mancanza di conseguenze“.

Dopo la prima settimana di proteste, il governo ha annunciato lo scioglimento della SARS. Ma è un annuncio che era già arrivato altre volte in passato, a partire dal 2017.

E’ per questo che Osimhen protesta.

 

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