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I troppi privilegi del calcio che non vuole fare i conti con la realtà del virus

Privilegiati anche per i tamponi, mentre gli altri aspettano. Le solite egoistiche risse tra presidenti. Con i positivi non si può giocare, la Serie A sarebbe falsata

I troppi privilegi del calcio che non vuole fare i conti con la realtà del virus

Con un mio amico del Napoli ho scommesso una pizza. Io sostengo che al secondo tampone ci saranno almeno sei positivi e lui sotto questo numero. Spero di pagare io una buona margherita.

Ore di vigilia per il secondo tampone. Se mai l’avesse avuta, il calcio (l’industria del calcio) ha perso la sua umanità. In queste settimane di Covid colpisce il cinismo, la crudeltà, il solito egoismo, del tornaconto individuale, la logica che gli ultimi rimarranno ultimi, quasi che vi fosse una selezione naturale.

Non lo so cosa succederà al secondo tampone del Napoli. Da tifoso riterrei profondamente ingiusto se si imponesse al Napoli di scendere in campo contro la Juve (stesso discorso vale per Torino-Genoa) senza tre, quattro, cinque titolari.

È come se la partita fosse truccata.

Già abbiamo scritto sul Napolista che forse, complice anche la sosta per la Nazionale, sarebbe il caso di sospendere il campionato per tre settimane. Così si resetterebbe il numero di giocatori positivi. Il gruppo dirigente della Federcalcio e delle autorità sanitarie avrebbero tempo per riflettere meglio e correggere i protocolli.

Ci siamo già pronunciati sulla necessità per i giocatori di fare vita monastica.

Troppe attenzioni particolari per i giocatori, per il mondo del calcio, che è una industria come le altre. Ma che gode di privilegi, come i tamponi ogni tre, quattro giorni, mentre in diverse località mancano i tamponi per tutti.

È tutto vero, ma il calcio oltre a essere una industria che produce profitti, produce anche divertimento, passione, identità. Si potrebbe tranquillamente vivere senza il calcio. Ma è come se le giornate fossero tutte senza sole.

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