L’intervista al Daily Star: “Non ci sarà mai chiarezza sulla mia dismissione, ma ora mi godo il calcio inglese: pochi falli, il terzo tempo e i tifosi a bordocampo”
Ieri sera si è giocata Curzon Ashton-Alfreton Town, gara d’apertura della National League North, quinta serie del calcio inglese. La partita, terminata 1-1, è stata diretta dall’arbitro Claudio Gavillucci, ex direttore di gara di Serie A, dismesso in circostanze ancora poco chiare, probabilmente a causa della sospensione di Sampdoria-Napoli per cori di discriminazione razziale e (soprattutto) territoriale. Gavillucci ha raccontato la sua esperienza al Daily Star.
Non esiterei un minuto e prenderei esattamente la stessa decisione. Il razzismo è un male che deve essere sradicato, a prescindere dal paese in cui si manifesta. Presi la decisione di sospendere momentaneamente la partita dopo cori di discriminazione diretti ai napoletani e a Kouliblay. È stata la prima volta che un arbitro ha fermato una partita per questo in Italia. Le ragioni date dall’AIA sulla mia dismissione successivamente riguardavano i punteggi delle mie prestazioni. Purtroppo non avrò mai chiarezza perché fino alla scorsa stagione non c’era trasparenza sulle valutazioni e le performance degli arbitri di Serie A come invece è qui in Inghilterra.
Gavillucci si è trasferito in Inghilterra, dove ha allargato la propria attività nel settore alimentare e nutrizionale. Così ne ha approfittato subito per tornare ad arbitrare, partendo però dai dilettanti, un’esperienza a suo modo formativa.
Tornare ad arbitrare in leghe dove il calcio è puramente divertimento e farlo nella nazione dove sono nate le regole del gioco è senz’altro un’esperienza unica per chi come me ama il calcio. Ad esempio, non sarà la Juventus ma arbitrare il club più antico del mondo, lo Sheffield, rimarrà tra i migliori ricordi della mia carriera. Amo il calcio inglese, specialmente il fatto che nelle serie inferiori si avverte la vera essenza del calcio. Il fatto che i giocatori in campo pensino a giocare e non ti chiedano un fallo ad ogni contatto, come invece succede in Italia, è fantastico. In Inghilterra a volte chiudo le partite con 10-15 falli in totale, che è impensabile in Italia dove la media è di circa 30 falli a partita.
Mi piace che gli stadi non abbiano barriere e i tifosi siano molto vicini al campo e che questo non sia un rischio per gli arbitri. In Italia non sarebbe possibile, specialmente nelle serie inferiori, dove ci sono circa 300 atti di violenza contro gli arbitri all’anno. Adoro il terzo tempo dopo le partite in stanze comuni con entrambe le squadre, è un’abitudine che mi sarebbe piaciuta quando arbitravo in Italia.