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Di Maio: «Il calcio non è una priorità. Chiuderlo? Ascolteremo il Comitato tecnico scientifico»

Intervista ad Avvenire: «Sono ore cruciali. Servono misure dure, misure drastiche. Nettamente più drastiche. E soprattutto servono subito. Per salvare le vite e per lasciare intatto il sistema produttivo».

Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano Avvenire. Sottolinea la necessità di intervenire subito per cercare di frenare i contagi, perché l’obiettivo è garantire il diritto alla salute degli italiani ma contemporaneamente anche il loro diritto al lavoro.

«Sono ore cruciali. Servono misure dure, misure drastiche. Nettamente più drastiche. E soprattutto servono subito. È un obbligo anche morale adottarle senza perdere nemmeno un’ora. Per salvare le vite e per lasciare intatto il sistema produttivo».

Sui disordini di Napoli:

«La violenza però mai. Non c’è nessuna giustificazione. Nessuna voglia di capire. Lo Stato è a fianco di chi rispetta le regole, di chi accetta le misure anche più dure, di chi fa sacrifici. Non di chi parla con la violenza. Ho visto scene brutte. Ho visto aggredire la nostra polizia, i nostri carabinieri che durante questa pandemia non si sono mai risparmiati. È stata una ignobile vigliaccheria. Il governo non ha nessuna intenzione di transigere e nuove proteste nelle ore del coprifuoco saranno fermate con la massima decisione».

Gli viene chiesto anche se il calcio, in questa situazione, andrà avanti.

«Il calcio è una grande industria, ma in questa fase sono altre le priorità. Chiudere il campionato? Ascolteremo con attenzione le valutazioni del Comitato tecnico scientifico».

 

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