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Dalla Champions a guardare i cantieri: Milik e la sua nuova vita da umarell

La sua Jessica lo manda al supermercato a fare la spesa, poi gli toccheranno le riunioni di condominio e anche passare il Folletto per casa

Dalla Champions a guardare i cantieri: Milik e la sua nuova vita da umarell

Sono finite le fette biscottate integrali. “E se vai al supermercato ricorda di prendere il pesto senz’aglio e senza formaggio!”. Jessica lo ha svegliato comunque alle 7. “Non credere di poter passare la giornata davanti alla Playstation. Un’ora al giorno, massimo”.

Arkadiusz sorseggia il caffè, e tende lo sguardo all’infinito del golfo. L’autunno tiepido della città lo tiene inchiodato alla finestra. Cosa ne sarà di quest’anno? Ho tutti i weekend liberi, ma al cinema con la mascherina anche no, e i locali mo chiudono alle 23. Vabbé qualcosa ci inventeremo, dai. È il primo giorno di una nuova vita: pagato per stare a Napoli senza far nulla. A Roma ci sono le buche, per fortuna è saltato tutto. A Firenze c’è l’afa, hanno i musei ma visto uno visti tutti.

“Alexa, riproduci I feel good”.

Al Sole365 c’è fila. Un tifoso lo riconosce, e gli dice qualcosa che non capisce. Non suona benissimo, ma con ‘ste mascherine è un casino, e la lingua è quel che è. Un impiegato gli misura la febbre. È perplesso. La rimisura. 36,9. “Vabbé entra, tanto manco devi giocare domenica…”. Arkadiusz sorride, ma dietro la mascherina non si vede.

Uh, la Nutella! Prende dallo scaffale il barattolone da un chilo, e cinque buste di patatine alla paprika. “Stasera c’è 4 Hotel. Junk food e Barbieri, la cena dei campioni”. Si sente bene, fischietta ancora James Brown.

C’è traffico, ma non ha fretta. Una volta tanto può godersi gli ingorghi della città che ama, i suoi parchi chiusi, i trasporti inesistenti. Alla faccia dei compagni in quarantena a Castelvolturno. “Ah il karma, gli ammutinati del ritiro costretti in ritiro dall’Asl”, e se la ride di gusto. “Dopo faccio uno squillo a Carletto, va”.

Proprio sotto casa c’è un cantiere nuovo di zecca. Un bel fosso profondo, la ruspa che scava, gli operai che bestemmiano. Il richiamo irresistibile dell’umarell polacco. Ma i posti migliori sono già presi. Il signor Gennaro, anni 88, un passato da osservatore agonistico sulla Salerno-Reggio Calabria, è lì in prima fila dall’alba.
“Guagliò la prossima volta metti la sveglia. Qua siamo professionisti. Mettiti là, è libero. E mantieni le distanze, che di questi tempi fare l’anziano che guarda i lavori è un mestiere a rischio”.
Arkadiusz finisce dietro a un palo, visuale pessima. A due metri da lui il signor Michele si fa persino portare il caffè dal bar. Si sente inadeguato. Rinuncia.

Rientrato a casa trova un bigliettino in polacco sul tavolo della cucina:

“umyć łazienkę, odkurzyć salon i zmyć pranie. kocham Cię”

“Lava il bagno, spolvera in salotto, e fai la lavatrice. Ti amo”. Dove starà il Folletto?

Cercando di eliminare lo sporco ostinato dietro la tazza del cesso, si ritrova steso in terra. Ha un flash, un ricordo color seppia di quando faceva le gare di flessioni con Koulibaly. S’adombra. Ma è solo un attimo. Meglio non pensarci. Il bidet lo faccio dopo, ora cucino un manicaretto per Jessica. Apprezzerà.

“Pronto? Sì, vorrei un ripieno coi crauti e una ortolana senz’olio per le 13. Sì, grazie. Cognome Milik, interno 12. No… Milik… M-I-L-I-K. Non è uno scherzo, mi chiamo prop… pronto? pronto?!”

Jessica è tornata affamata dalla lezione di Yoga, ma quella pasta scotta col pesto senza pesto ha un aspetto orribile. “Arkie, hai provato col sushi? Quelli sono giapponesi, magari ci credono che eri un calciatore…”. Quel verbo coniugato al passato – ERI – accoltella Milik nel profondo, avverte come una fitta al bicipite femorale. Un infortunio dell’anima.

Alle 15, come preso da un raptus, zompa via dal divano dove s’era accasciato ipnotizzato dalla Vita in Diretta (“Ah quel Diaco, quante ne sa, e quanto è sensibile…”). Cacchio, l’allenamento! Recupera la borsa e si avvia alla porta salutando la moglie.

– Mi prendi in giro?
– Che c’è? Devo andare a…
Ancora con questa scusa del pallone? Lo sanno tutti che sei fuori dal gruppo-squadra, manco ti fanno entrare a Castelvolturno, che stanno in quarantena. Ti schifano pure le “bolle”. Dimmi la verità, c’hai un’altra!
– Ma miód miłość, amore, tesoro, che dici? Chiama Dries se non ci credi. O Lorenzo. Mica penserai che non mi alleno più fino a giugno? E chi mi prende poi a parametro zero? Pirlo ci tiene, lo sai…
– Ma ancora con Pirlo? Lo vuoi capire che non ti hanno mai voluto? Volevano Edin, svegliati! E ora per favore togli i calzini sporchi da terra, che non faccio la tua serva.

Arkadiusz ingoia silenziosamente un paio di lacrimoni belli grossi, e va in terrazza a chiamare Lewandowski.

“Robert, pronto! Come stai? Che fai di bello? E’ stato bello in nazionale eh? I compagni, l’allegria, gli scherzoni… Come dici? E che ne sai tu dell’Asl Napoli 2 Nord? No no, a me non mi ferma nessuno, m’ero già fatto mettere fuori rosa. Mica sono scemo, io. Devi andare già? Stai entrando in un tunnel, ma non eri al… Robert? Pronto?!”. Oh ‘sta Tre prende malissimo.

Alle 19 c’è la riunione di condominio. “Approvazione lavori di manutenzione ascensore e ritinteggio facciata”. Arkadiusz le odia, le riunioni di condominio. Passa più tempo a firmare autografi per amici e nipoti dei vicini che ad approvare consuntivi. Ci manda sempre Jessica, con la scusa delle partite infrasettimanali. “No scusa, stasera c’ho Champions. Vai tu?”. Ma ora non c’è verso, gli tocca.

La signora Scognamiglio non sa chi sia, e puntualmente lo scambia per Ricciardi, quello del quinto piano che annaffia le piante a orari inconsulti (e tra l’altro gli sporca puntualmente le maglie del Napoli stese ad asciugare). “No, signora. Non sono io. Io gioco a calcio. Faccio il calciatore”.

Il geometra Rossini – un mattacchione, lui – non si trattiene: “Ah sì, e dove giochi? Domenica ti vediamo in campo?”. Tutti a ridere. Il dottor Anzalone sguaiatamente gli dà una pacca sulla spalla, che a termini di regolamento condominiale sarebbe fallo ed espulsione.

Rientra a casa che sono ormai le 22. Barbieri ha già finito di ricordare a tutti che “secondo le regole dell’hotellerie un topper sotto i 6 centimetri è un crimine contro l’umanità”. Jessica è già andata a dormire. Gli ha lasciato sul tavolino un’insalata di finocchi, fredda. E i crostini allo zenzero. Con un bigliettino:

“Scusa amore, ma domani ho pilates presto. La Nutella l’ho buttata, se mi arrivi grasso a maggio non ti si prende nemmeno lo Spezia”.

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