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Chiudono i teatri. Ci restano la Samp di Ranieri e Juric che domina i Pirlocchi

Con i cinema e le scuole, il virus colpisce la cultura. Il derby degli Insigne, la bravura di Montipò, il mio amore per il ciclismo

Chiudono i teatri. Ci restano la Samp di Ranieri e Juric che domina i Pirlocchi

FALLI DA DIETRO – 5a GIORNATA DEL CAMPIONATO 2020-21

Ciao Teatro. Si chiude.

Hanno deciso così.
Hanno deciso di non intensificare i trasporti pubblici. Hanno deciso di non aprire nuove terapie intensive. Di non assumere medici e infermieri.
Hanno deciso invece di chiudere i teatri e i cinema. Hanno deciso di chiudere le scuole.

Il virus colpisce la cultura.

È il tragico presagio di un futuro agghiacciante.
Il virus sarà un’occasione ulteriore per il Potere di schiacciare i più deboli.
Il virus colpisce la cultura per costringerci tutti più poveri di mente e di spirito.

Sono a Milano. Ed è un giorno triste.
Fra i tanti inquilini che abitano in me, quello sconvolto e catastrofista soccombe allo stordito suiveur memore delle adolescenziali passioni.
Nonostante il terrore giustificatissimo per gli assembramenti, non posso evitare di perdermi in piazza Duomo dove c’è l’arrivo del Giro.

Amo il ciclismo.
La bicicletta da bambino mi regalò la felicità della libertà e dell’indipendenza. Perché quelle due ruote mi consentivano di fuggire.
Senza regole. Senza adulti.

Poi lessi Brera e le sue inebrianti teorie sull’anticavallo.

Chi non sa andare in bicicletta non è certo di poter salire su un tram con la necessaria coordinazione, e non può neppure stringere decentemente una ragazza su una pista da ballo.

Non posso evitare di perdermi in piazza Duomo. Fra i colori festosi del Giro.

E intanto seduto al ristorante di fronte, ingollo il più orrendo risotto alla milanese che il mio gargarozzo ostile ricordi.

Vedo sfilare Peter Sagan. Vedo sfilare Arnaud Demare nella sua sfavillante maglia ciclamino.
Poi arriva Filippo Ganna. Nessuna parentela con quel Luigi Ganna – un muratore che ogni giorno percorreva 100 km da Induno Olona a Milano e ritorno – che nel 1909 vinse il primo Giro.

Ha 24 anni Filippo. Ed è un maestoso ragazzone di Vignone.
Due metri d’altezza con una pedalata imponente da campione puro.

L’iride radioso che ha sul petto si trasferisce sul cielo di Milano.
Ora posso correre al Piccolo per l’ultima tristissima replica del giorno dell’addio.

La quinta sancisce che il Napoli è l’unica squadra a punteggio pieno.
Gli Azzurri regalano il primo tempo alle Streghe.
Poi le urla del Gattaccio hanno la meglio.

È un derby in famiglia.
Ed entra nella storia degli amanti di statistica.
Era accaduto solo nel 1949 in un Lazio-Inter – allora si trattò dei Nyers – che due fratelli segnassero nella stessa gara in squadre diverse.

Massima solidarietà al Pibe che, al gol del fratello, ha dovuto trattenere nella strozza il suo proverbiale ABEM per evitare, tornando a casa, sonore sculacciate.

Due pali. E tanto gioco.
Se il Napoli non è andato oltre le due reti, il merito è della grande prestazione di Lorenzo Montipó, ancora una volta sugli scudi.
Applausi a lui.

Applausi anche all’Albatros del Friuli.
Che esibisce carattere e personalità. Smentendo gli scettici quando va a prendere di peso Osi e va a piazzarlo dove vuole lui su un angolo.
Applausi all’Albatros. Che salva il risultato con un intervento da campione proprio all’ultimo istante.

Se il Napoli non è andato oltre le due reti, il merito è soprattutto del Var.
Pronto e solerte se deve annullare due gol agli Azzurri per un presunto fuorigioco millimetrico.
Ma in lockdown su un rigore sacrosanto ai danni del Mariachi.
Complice qui anche il fratello tonto di Jack La Cayenne, che tutti dicono sia il miglior arbitro in circolazione.

Sarà normale errore tecnico. Nessuna malafede.

Non mi iscrivo nell’albo dei malpensanti. I quali sussurrano che pagheremo caro la scelta di seguire le leggi dello Stato e non quelle della Lega.
Ma intanto comincio a stilare l’elenco dei danni arbitrali.

Se il Napoli è a punteggio pieno gli ergastolani contano sul campo solo sei punti in quattro partite.
Per un’ora la squadra di Juric – pur modesta di risorse tecniche – domina e mette in serie difficoltà i Pirlocchi con un pressing a uomo eseguito con precisa diligenza.

Sfortunati i Giulietti. Avrebbero dovuto avere anche un rigore per un fallo su Colley. Ma il VAR era andato a fare la pipì e non c’è stato verso di avvisare Pasqua, che aveva sorvolato.

Quando Ebrima Colley si permette di irridere sua Burbanza Bonucci con un beffardo sombrero, allora capisci che non c’è più niente da fare.
Il ciclo è finito.
Il ciclo è finito e ora se la trombano tutti.
Il miglior allenatore in attività allena a Genova.

Sir Claudio Ranieri insegna come si batte una squadra che secondo tutti, media, tifosi e addetti, è una delle candidate più papabili per lo scudetto.

Con un solido 442, con tanta legna e tanta abnegazione.

Seconda sconfitta consecutiva per la Dea che, con il turnover è apparsa meno brillante e molto meno pericolosa.

Sette sberle in sette giorni. Da due signori della panchina. Ciao, Gasp.
Son finiti i Gatorade.

I Suninter giocano con la tovaglia da picnic e finalmente ne azzeccano una.
Tutti pazzi per Barella.
Questo piccolo, nuragico, gennargentico sardo entra e illumina San Siro.

A ogni fine primo tempo, la tenerezza delle pubblicità dei film in uscita al cinema a partire dal 29 ottobre.

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