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Sono quasi dieci anni che il Napoli insegue un Mascherano

Si avvicendano gli allenatori, si alternano i moduli, eppure al Napoli manca sempre quel giocatori lì: di tanto in tanto, quella necessità ritorna

Sono quasi dieci anni che il Napoli insegue un Mascherano

Contro il Genoa è stata schierata una formazione ultra offensiva. Senza mediani di professione, ma con i migliori votati alla causa dell’equilibrio in campo. In parole povere abbiamo visto (e vedremo?) Fabian o Zelinski o tutti e due inseguire l’avversario come nelle migliori tradizioni dell’intercetto e rilancio dell’azione. Cose da falsi mediani come c’è il falso nueve. Pirlo, fin quando ha giocato, ne è stato il maggiore interprete.

Si pensava che fosse cotto. E il Milan pensava di aver fatto un affare. Smistare alla Juve un over trenta, di grande prestigio, ma inevitabilmente sfiatato vista l’età. Sicché Pirlo ha fatto, invece, le fortune di chi ci ha creduto, a dimostrazione che nel calcio giocato da fuoriclasse le invenzioni sono possibili. Piazzato davanti alla difesa con licenza di passare, segnare, correre perché no.

Mediani liquidi e punte sfiatate

Fioccano le similitudini. Vecchi stopper che si sono trasformati nel pensatoio della “medianità”. Attaccanti che diventano tuttocampisti e corrono più per la fase difensiva che per quella offensiva (verrebbe da dire “purtroppo”). Mezze ali che si ritrovano in mediana. Ali che impiegano più il piede contrario che il proprio. Calcio “liquido”, si dice, e miti viventi del pallone che diventano pezzi di società per storia e metamorfosi. Per dirne alcuni, Ibrahimovic fa il padrone di casa nel Milan;  Ronaldo è padre padrone della Juve; Quagliarella l’amico geniale della Samp; Vidal l’amico fedele e gratuito di Conte; e si potrebbe continuare con Buffon che insidia da terzo con i suoi 42 anni e 183 giorni la classifica dei più longevi della Serie A (al 5 agosto 2020). Per contrappunto un non-vecchio come Mertens, fa della duttilità la sua forza e vuole un posto in società per diventare un pezzo di Napoli.

Pirlo allenatore della Juve? Come dire “famolo strano”

Altro che cotti. Piuttosto un inno alla vecchiaia. Pirlo è insieme attore, regista ed expertise della rosa Juve. Superata la quarantina. Competenza specifica nel ruolo di allenatore nessuna. Imparerà in corso d’opera. Scelta inusuale per una società dogmatica come la Juve. Un verdoniano “famolo strano”, che rende un po’ più frivole le abitudini di casa Agnelli.

Un Pirlo o simil giocatore lo vorrebbero tutti. Un tuttofare di classe sulla mediana, con licenza di colpire e soprattutto col modo giusto di stare in campo. Come allenatore si vedrà. Come giocatore a suo tempo  s’è laureato campione del ruolo. A quale allenatore, infatti, non piacerebbe avere Pirlo nella formazione?

Il mediano metafisico

Anche a Napoli non si sfugge al dilemma del secolo. Demme, Fabian, Zieliński, Elmas, Lobotka? Tuttocampisti a volontà. Ma il giocatore metafisico di centrocampo, sospirato già da Benitez, che sa ragionare, difendere e ispirare l’attacco, nella cinquina di centrocampo del Napoli ancora non c’è. Ci vuole un giocatore tipo Yaya Touré, De Rossi, de Jong o meglio Mascherano, invocato da un decennio e rimpiazzato sempre da un surrogato. Orzo al posto del caffè, mentre occorrerebbe una miscela tra fisico, tecnica e personalità. Vien da dire prendetene ‘uno e buono’ e per il resto giovani talenti in crescita. Aridatece Krol e lasciamo stare Pirlo.

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