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Prima comunicazione: Adl ha abbandonato il suo piano per la Serie A, è vicino a Juve, Inter, Milan

Nel giorno della visita a Castel di Sangro del presidente della Lega Serie A Dal Pino, il periodico fa il punto sulla partita politica per i diritti tv e non solo

Prima comunicazione: Adl ha abbandonato il suo piano per la Serie A, è vicino a Juve, Inter, Milan

Oggi pomeriggio il presidente della Lega Serie A Dal Pino è stato in visita a Castel di Sangro sede del ritiro del Napoli. In serata, Prima comunicazione fa il punto sulla battaglia politica per la valorizzazione della Serie A a partire dai diritti tv. E scrive che

secondo le ultime indiscrezioni, il presidente del Napoli avrebbe abbandonato questi piani e si sarebbe avvicinato ai club favorevoli ai fondi, cioè quasi tutte le grandi: Juventus, Inter, Milan e Roma.

Aurelio De Laurentiis farebbe così un passo indietro e rinuncerebbe al piano di gestire in proprio la Serie A invece di affidarsi a fondi internazionali. Evidentemente, se l’indiscrezione fosse vera, il presidente del Napoli si sarebbe reso conto di non aver i voti necessari per vincere la battaglia che si svolgerà il 9 settembre nell’assemblea di Lega Serie A.

Prima Comunicazione ricorda che sono state formalizzate sei proposte.

Ma solo due hanno davvero i requisiti per essere esaminate dalle società. La cordata formata da Cvc, Advent e Fsi e quella composta da Bain Capital e Renaissance Partners. Le altre quattro offerte – Apollo, Fortress, Blackstone e Sixth Street Partners – non saranno prese in considerazione perché mirano a finanziare la Serie A più che a collaborare allo sviluppo dell’affare principale per il calcio moderno, la vendita dei diritti tv.

Bain e Renaissance mettono sul piatto un minimo sicuro di 1,5 miliardi a stagione (attualmente la Lega Serie A ricava 1.4 miliardi all’anno dai diritti tv); Cvc, Advent e Fsi una somma leggermente superiore, ma con una formula più articolata. In caso di superamento di queste quote dopo la vendita dei diritti tv, Lega e fondi parteciperanno agli utili secondo proporzioni stabilite.

A dimostrazione dell’interesse nella partita, in un mese, dal primo giro di fine luglio, i fondi hanno aumentato le cifre delle prime offerte: Bain da 1,4 miliardi, adesso con Renaissance è salita a 1,5, Cvc aveva promesso 1,3, ora in cordata con Advent e Fsi ha aggiunto più di 200 milioni.

Prima Comunicazione scrive che comunque non tutti i club di Serie A sono d’accordo nell’affidare la governance a fondi internazionali.

Per i vertici della Serie A è un affare da cogliere al volo soprattutto in questo momento di incertezza economica provocata dalla pandemia. Invece non tutti i club la pensano così. Perché? Cosa può spingere qualche presidente a tentennare di fronte a questi investimenti miliardari? Il solito timore di perdere potere decisionale? Nella media company della Lega, che sarà creata in caso di via libera in assemblea, i manager del fondo vincente avranno il 50% di peso decisionale, in misura pari ai club.

E aggiunge che contrario a questa opzione – fortemente voluta da Del Pino – è il presidente della Lazio Claudio Lotito definito il king-maker dell’ultimo decennio del calcio italiano. E poi scrive del presunto cambio di posizione di De Laurentiis.

Prima Comunicazione ricorda comunque che

il risultato della discussione del 9 settembre non è per nulla scontato. Servono 14 voti favorevoli su 20 per approvare questo cambio epocale per il governo del nostro calcio. Lazard, advisor finanziario scelto dalla Lega per l’operazione, in questi giorni spiegherà a ognuno dei 20 club i dettagli delle due offerte. Ma la partita non è solo economica.

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