ilNapolista

Rangnick: «Non avrei mai rinnovato Ibrahimovic al Milan. Pioli la scelta giusta nel breve, nel medio-lungo non so»

La Gazzetta intervista l’allenatore rossonero mancato: «L’Atalanta ha un terzo del fatturato del Milan e arriva davanti, in società ne sono contenti?»

Rangnick: «Non avrei mai rinnovato Ibrahimovic al Milan. Pioli la scelta giusta nel breve, nel medio-lungo non so»

La Gazzetta dello sport ha intervistato Ralf Rangnick fino a due settimane supervisore tecnico delle squadre Red Bull, Lipsia e Salisburgo. È l’uomo che avrebbe dovuto allenare il Milan la prossima stagione prima di un clamoroso cambio di rotta della società rossonera. Lui non si tira indietro con la Gazzetta e risponde senza ipocrisia.

Rivela che i primi contatti col Milan risalgono a fine ottobre, «quando la squadra era in una situazione complicata: a tre punti dalla zona retrocessione».

Della conferma di Pioli dice:

“La squadra è stata la migliore post Coronavirus. Cambiare non sarebbe stato saggio né rispettoso. Pioli ha meritato la conferma, anche per la persona che è: l’ho apprezzato nelle interviste, sempre concentrato sugli obiettivi. Se poi è la scelta giusta nel medio e lungo termine è un’altra questione”.

Maldini e Boban

Nella vita una delle mie regole è: non parlare di chi non conosci personalmente. E da parte mia non è mai stata detta mezza parola sul Milan, mai. Posso parlare di Maldini ex giocatore: è stato straordinario, una leggenda vera e propria. Ma non posso dire lo stesso da direttore sportivo: semplicemente, non lo conosco in questo ruolo. Da esterno ci si può chiedere se la proprietà è contenta dei risultati in rapporto al denaro investito negli ultimi anni. Io causa del divorzio tra Zvone e il Milan? Dovete chiedere a chi rappresenta il club.

Ibrahimovic

“La domanda da fare è un’altra. Perché il Milan si era rivolto a me? Cosa mi volevano far fare? Se lo ha fatto è perché, magari, cercava una svolta. Lavoro alla crescita, e i giovani imparano molto più in fretta. Non è nel mio stile insistere su giocatori di 38 anni, non perché non siano abbastanza bravi, e Ibra certamente lo è, ma perché preferisco creare valore, sviluppare il talento. Per me ha poco senso puntare su Ibra o Kjaer, ma è la mia idea, né giusta né sbagliata, semplicemente diversa. Quando Ibra ha detto di non conoscermi non aveva torto, perché anch’io non lo conosco personalmente, non avendoci mai parlato”.

Il Milan ha un esempio vicino casa: l’Atalanta

“Porsi un obiettivo concreto, in questo caso la Champions perché nessuno è felice di giocare in Europa League, magari il giovedì sei a Baku e la domenica a Cagliari. Sarà paradossale ma l’esempio è a 30 km di distanza da Milano: l’Atalanta ha un terzo del fatturato del Milan ma arriva davanti. Fanno investimenti intelligenti, hanno un settore giovanile tra i migliori d’Europa. Se qualcuno è bravo, io cerco di capire che strada ha seguito. Gasperini è bravissimo ma non è il solo. Si vince di squadra. Tra gli allenatori italiani cito subito anche Conte: ha uno stile di calcio sofisticato, attivo e aggressivo”.

ilnapolista © riproduzione riservata