La storia di Bruno Fernades, il portiere assassino che gioca in regime di semilibertà

L'ex capitano del Flamengo fu condannato a 20 anni nel 2013 per l'omicidio della madre di suo figlio, che gli chiedeva gli alimenti. Ora è stato ingaggiato da un piccolo club di quarta divisione

bruno fernandes

A Rio Branco FC, piccolo club di quarta divisione brasiliana, l’ allenatore delle squadre femminili si è dimesso, e così ha fatto Rose Costa, a dispetto del contratto. E così minacciano di fare altri suoi compagni. Perché il presidente Neto ha ingaggiato un portiere assassino. Che è assassino non perché troppo falloso o violento. Ma proprio perché è stato condannato per l’omicidio della modella Eliza Samudio, da cui ha avuto un figlio non riconosciuto per cui la donna chiedeva gli alimenti.

Bruno Fernades non era un portiere qualunque. Era l’estremo difensore del Flamengo, con cui ha vinto il campionato 2009 e tre campionati carioca, giocando quasi tutte le partite. Era il capitano, ed in odore di naziona. Poi nel 2010 la madre di suo figlio sparisce, lui viene indagato, e poi confessa. Nel 2013 la giustizia brasiliana lo condanna a 20 anni e 9 mesi di carcere.

Ora però Bruno si trova in regime di semilibertà, e ricominciato da zero a fare l’unica cosa che sapeva fare: parare. Il suo tour delle piccole società disposte a passare sopra alla sua fedina penale pur di averlo a difendere la propria porta, è finito al Rio Grande. Lo racconta, tra gli altri, lo Spiegel.

I giocatori, e molti dello staff accusano Neto, il presidente, di aver preso una “decisione solitaria”. Rose Costa, dice: “Come puoi dare l’esempio ai ragazzi avendo in squadra uno che ha commesso un crimine così barbaro”.

Neto si è difeso su YouTube alla fine di luglio: “Non avrei mai pensato che la firma del portiere Bruno avrebbe avuto un tale impatto sui social network”.

Correlate