ilNapolista

La sentenza: avere un buon rapporto con i figli non basta, occorre anche interessarsi delle loro pagelle

Su Libero la sentenza del tribunale di Campobasso, che ha condannato un padre per «violazione degli obblighi di assistenza familiare». Non si interessava dei loro studi né della loro vita sociale 

La sentenza: avere un buon rapporto con i figli non basta, occorre anche interessarsi delle loro pagelle

Avere un buon rapporto con i figli e versare regolarmente alla ex moglie l’assegno di mantenimento non basta. Un buon padre deve anche informarsi dell’andamento scolastico dei suoi pargoli. Lo ha stabilito il tribunale di Campobasso, che ha condannato un padre per violazione degli obblighi di assistenza familiare proprio perché si disinteressava delle pagelle.

Ad un genitore separato non basta frequentare regolarmente i propri figli e intrattenere con loro «rapporti affettivi costanti». Deve anche dimostrare concreto interesse per il loro andamento scolastico, per la loro vita sociale e il loro benessere generale. Deve prestare, spiega Libero, che racconta il fatto, la cosiddetta «assistenza morale». E questa include i colloqui con i docenti dei propri figli, la firma alle autorizzazioni per farli partecipare alle gite scolastiche, e anche l’obbligo di accompagnarli nelle loro attività sociali.

Così, il padre in questione, si è visto multare per 300 euro, e ha dovuto anche pagare le spese processuali e il risarcimento di danni a moglie e figli.

Libero scrive:

“È una sentenza di una certa importanza, perché interpreta una norma alquanto fumosa. L’articolo 570, infatti, al primo comma impone generici «obblighi di assistenza inerenti alla responsabilità genitoriale» e il divieto di tenere una «condotta contraria all’ordine o alla morale delle famiglie», oltre al dovere di non fare mancare «i mezzi di sussistenza» ai figli di età minore. Parole che possono essere tradotte in pratica in molti e diversi modi. La decisione del giudice onorario Giulia Petti, ora, chiarisce un po’ meglio i confini della legge”.

A incidere sulla “condanna” è stata anche la testimonianza dei docenti.

“Una di loro ha raccontato che, quando aveva telefonato al padre per fargli presente la necessità di richiedere un insegnante di sostegno per il figlio che manifestava problemi di apprendimento, la risposta era stata: «Maestra, fate quello che volete, bocciatelo pure, a me non interessa»”.

A quel punto, la scuola era ricorsa al tribunale dei minori per avere l’autorizzazione a sottoporre a visita neuropsichiatrica il ragazzo.

Una condotta che il giudice di Campobasso ha ritenuto «estremamente contraria all’ordine ed alla morale delle famiglie», nonché «gravemente lesiva dello sviluppo psico-fisico dei figli e per nulla tesa a favorire la loro personalità»”.

Non solo. Il quotidiano continua:

“La posizione del padre è stata aggravata dal fatto che, «quando teneva i figli con sé il fine settimana, questi non uscivano, non vedevano gli amici, non facevano attività fisica, non facevano i compiti e andavano anche a scuola con una scarsa igiene»”.

Ad attenuare la posizione del padre non è valsa nemmeno la giustificazione che si occupava della madre non autosufficiente o che versasse regolarmente gli alimenti alla ex moglie.

 

ilnapolista © riproduzione riservata