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Audisio: da Sarri a Pirlo, l’eterna lotta tra chi ha bisogno della gavetta e chi no

Per l’editorialista di Repubblica “lo sport può essere sbarazzino, taglia corto, decapita corone che non sanno reggere la storia, ma anche quelle che si credono chissaché”.

“C’è gente che per arrivare in cima ha bisogno di una vita, di attese, di molti tramonti e ci sono quelli a cui basta un’alba. Ci sono i Pirlo e gli altri”.

Ma per Emanuela Audisio “poi c’è lo sport che attende le rivoluzioni con la certezza che nessuno schioderà la tradizione dal trono”. E invece poi lo stesso sport può “essere sbarazzino, taglia corto, decapita corone che non sanno reggere la storia, ma anche quelle che si credono chissaché”.

Per l’editorialista di Repubblica il passaggio da Sarri e Pirlo è una scalata ideologica, perché “la gavetta è un alfabeto culturale, un classico che viene imposto a tutti, non solo mentalmente. Tra i predestinati e “quelli non” è stata sempre lotta, tra chi deve convincere gli altri e a chi basta convincere se stesso non c’è mai stato lo stesso passo”.

“Se non ti sei mai seduto su una panchina da allenatore non vincerai mai grandi trofei. Non perché non te li meriti, ma perché lo sport è schizzinoso, non si consegna nelle mani di chi non rispetta certe gerarchie. Però il bello è che lo sport, se viene sedotto, sa anche fare eccezioni”. Tipo Pirlo, forse. La storia ne è piena.

“In questo lo sport è democratico e senza pregiudizi: ai predestinati lascia spazio, ma non assegna traguardi. Jürgen Klopp fino all’anno scorso passava per il tecnico che va in finale e perde sempre, ora è il grande vincente del calcio, Champions e Premier League con il Liverpool. Le maree cambiano, puoi essere bravo a surfare sulla prima onda oppure puoi essere tenace nell’aspettare quella giusta, aspettando il tuo mercoledì da leoni”.

“È anche vero che una tematica dello sport verte sulla capacità di conoscenza. Chi ne sa di più: chi lo studia o chi lo pratica? E tra le due categorie non si arriva mai ad una comprensione, né a un compromesso”.

La rivoluzione Pirlo al posto del rivoluzionario Sarri è figlia dei tempi, per Audisio:

“Negli ultimi tempi si è promosso il power dei giocatori che dovrebbero da soli anche accendersi la luce in campo. Si può passare nella stessa quadra da Sarri, l’allenatore più vecchio della storia a vincere lo scudetto, a Pirlo, quello più giovane e inesperto di panchina? Coerenza o difformità? Josh Billings, che non era un calciatore, ma un umorista americano, ha scritto che gli uomini di talento sono come i corvi: «Vivono di quello che è stato ucciso per loro»”.

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