Negli ultimi cinque anni, solo i due Manchester hanno speso di più. Con pessimi risultati. La ricostruzione di Ancelotti parte dalla ricerca di solidità: preso anche Doucouré

L’impresa di Carlo Ancelotti all’Everton non è delle più semplici. Dopo aver vissuto gran parte della sua carriera nell’olimpo dei club, e averli portati tutti al successo, due anni fa il tecnico di Reggiolo ha scelto altre strade. È come se avesse deciso di cimentarsi con squadre di seconda fila rispetto a quelle da lui frequentate, ma con progetti in grado di esercitare attrazione su di lui e di guardare al futuro. Prima Napoli, poi Everton.
Ancelotti, e qui parliamo solo di strategia aziendale, era l’allenatore perfetto per il Napoli di De Laurentiis. Un allenatore consapevole dei limiti di bilancio di un club come il Napoli e con gli occhi sempre aperti sul mercato: “nessuno è incedibile” il suo principio. Tutto è migliorabile. Del resto quando – un anno e mezzo fa – il Psg bussò alle porte del Napoli per Allan, lui diede il via libera al brasiliano. Perché il giocatore era desideroso di partire e perché le offerte importanti vanno prese al volo. Poi De Laurentiis sparò cento milioni e gli emiri del Psg si volatilizzarono.
Adesso Allan se l’è portato all’Everton. Smentendo una volte e per tutte le favole sui cattivi rapporti tra lui e il brasiliano. E all’Everton sta per chiudere anche l’acquisto di un altro suo pallino: James Rodriguez che in pratica ha giocato bene soltanto con Ancelotti: prima al Real e poi al Bayern.
L’avventura all’Everton è complessa. Probabilmente la più complessa della sua carriera. L’Everton da un lato è un club che pensa in prospettiva – proprio in questi giorni ha ri-presentato il progetto del nuovo stadio in riva al mare – e dall’altro è una società che troppo ha sperperato negli ultimi anni. Ha speso tanto, tantissimo, ma lo ha fatto male, malissimo. Nella classifica di spesa delle ultime cinque stagioni, l’Everton è terzo dietro solo Manchester City e Manchester United. È davanti all’Arsenal, persino al Liverpool. Con risultati, però, decisamente diversi. Giusto per fare qualche esempio, ha speso 30 milioni per il laterale Iwobi, 30 per il centrale difensivo Mina, 50 per il centrocampista d’attacco Sigurdsson, giocatori pagati decisamente troppo rispetto al loro effettivo rendimento. Non a caso la Bbc scrisse di disastro manageriale.
📊Biggest transfer net spend among current Premier League clubs across the last five seasons.
1. Man City – £506m
2. Man Utd – £379m
3. Everton – £275m
4. Arsenal – £249mFigures are according to @primevideosport.#EFC pic.twitter.com/fV50Qremyv
— The Gwladys Street (@TheGwladysSt) August 24, 2020
Ancelotti si trova quindi a dover rinforzare una squadra giovane con calciatori solidi, in grado di far salire la qualità media e che non costino troppo. Allan e James rispondono a queste esigenze. Il colombiano è stato preso con l’obiettivo di servire assist a quello che è il pezzo forte dell’Everton: la coppia d’attacco Richarlison e Calvert-Lewin. Il brasiliano è un gran bel giocatore che può ulteriormente migliorare; l’inglese è un diamante grezzo, che con Ancelotti è tornato al centro del progetto. Entrambi quest’anno hanno segnato 13 gol in Premier.
L’Everton è una squadra dall’età media piuttosto bassa: 25,4 anni. Media che con Allan e James sale a 26,1. I due rispondono all’esigenza di dare solidi punti di riferimento ai compagni. Lo stesso discorso vale per Doucouré altro centrocampista voluto da Ancelotti (si è chiusa positivamente la trattativa col Watford). Con due centrocampisti come Allan e Doucouré, il tecnico passerà al 4-3-3 con i due che faranno da guardia ad André Gomes.
Contestualmente agli acquisti di calciatori esperti, l’allenatore che ha vinto tre Champions ha lanciato in prima squadra due giovanissimi molto promettenti: il 18enne difensore centrale Branthwaite e il 19enne centrocampista Gordon. Sono giovani anche gli altri punti fermi della squadra: il centrale difensivo Holgate ha 23 anni come Richarlison e Calvert-Lewin. André Gomes, cui Ancelotti ha consegnato le chiavi del gioco, ne ha 27. Senza dimenticare Moise Kean (20 anni) cui la Juve è tornata a fare la corte.
L’obiettivo è dare solidità a un club e a un organico che devono combattere col timore di rassegnarsi all’idea di non poter competere a certi livelli. E per farlo servono calciatori con esperienza, che sanno giocare ad alti livelli e possano aiutare il resto del gruppo a crescere. È il primo obiettivo che si è dato Ancelotti.