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Spinazzola ha sbagliato sport. Il Milan cambia allenatore, gioca troppo bene

Sarebbe stato un ottimo duecentista. Erano dieci anni che i rossoneri non giocavano così. La sfiga di Zielinski, lo scudetto juventino per mancanza di avversari

Spinazzola ha sbagliato sport. Il Milan cambia allenatore, gioca troppo bene

FALLI DA DIETRO – COMMENTO ALLA 34° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2019- 20

Al Sor Polpetta basta stare seduto e guardare le altre perdere punti, dire addio alle illusioni e salutare la compagnia.

Che gliene frega a lui se Orsato regala un rigore che non era nemmeno punizione.

Che gliene frega a lui se gli Aquilotti subito dopo vanno a gambe all’aria.

E Dybala regala al Toy Boy il pallone del 2-0 per non sentirselo nelle orecchie.

Gli ergastolani vincono il nono di fila per mancanza di avversari.

Ma raccontiamola dall’inizio.

Sabato Gasp dice addio alle illusioni, se mai ne avesse avute.

Una gara che intriga.

Perché al Bentegodi si danno appuntamento due fra le più belle realtà italiane.

E la partita non tradisce le attese.

Partita intensa e ricca di contenuti tattici con due squadre molto simili.

Nonostante il caldo.

Pressing a uomo spudorato da una parte e dall’altra.

Il marocchino Sofyan Amrabat è davvero impressionante per personalità, capacità di recuperar palla e di vedere il gioco.

Ma l’atalantino Freuler, tempestivo e puntuale, lo segue dappertutto.

Pasalic agisce in teoria da mediano. Però si scambia spesso la posizione con Malinovsky. L’ucraino bloccato, e il croato che va dentro. O viceversa.

Sono queste le tipiche rotazioni che rendono l’Atalanta una squadra estremamente fluida in avanti.

Movimenti molto difficili da leggere per le difese avversarie. Anche così si spiegano i 100 e più gol.

Gasp inoltre si affida molto alle qualità di Laocoonte Duvan spalle alla porta.

Il gigante colombiano, solitamente decentrato a sinistra, stavolta ha il compito di portare fuori posizione Gunter per creare spazi per gli arrembanti centrocampisti d’assalto.

Giochino che gli riesce almeno cinque volte.

Fa caldo. C’è stanchezza. E negli ultimi minuti la Dea è stanca. Ed è questa la novità.

Così alla fine Il discepolo Juric, riesce a fermare il maestro.

Chi invece non si ferma è il Milan.

Che bel calcio che giocano i rossoneri.

Divertimento puro.

Calcio sfrenato da mille carati per almeno mezz’ora.

È la squadra più in forma della seria A insieme alla Dea.

Addirittura manita al Bologna, sesta vittoria in otto partite.

C’è tanto amore nell’aria.

C’è bacismo direbbe Fiorello.

Se Franck Yannick corre da Ante dopo il gol per un furtivo bacio sulla bocca.

E il croato abbassa gli occhi.

Lui, che ha due quadricipiti esplosivi, e muscoli per ogni dove, improvvisamente si trasforma in una Ginevra tremante fra le braccia del suo Lancillotto.

Un po’ Bertolucci, un po’ Guadagnino, un po’ Ozpetek.

E a San Siro diventava sole anche una lucciola.

Padre Pioli fa di tutto per rendere difficili le scelte future della società.

Rangnick sarà anche l’emblema della voglia di pianificare e progettare seriamente. Però erano 10 anni che non si vedeva un Milan così.

Da quando sono passati al 4-2-3-1, per i rossoneri 34 punti in 16 partite.

25 gol fatti e 9 subiti

Con una media di 2,1 punti a partita. Una media da Champions.

E il cambio di modulo ha contribuito a valorizzare giocatori come Kessié, Calhanoglu e Rebic, pilastri imprescindibili di questa squadra.

Ma al posto di cambiare allenatori, dirigenti, giocatori, a sto punto non fanno prima a cambiare l’amministratore delegato?

Il Napoli scende al San Paolo con vaghe nostalgie agnolotte.

Non tengono genio gli azzurri e forse manco birra.

Sicuramente non hanno motivazioni.

Tramontate dopo il fallimento del quarto posto nella partita di Bergamo.

Così sbattono centralmente contro il muro friulano.

Centrocampo vanitoso e floscio nel deludente Charlie Brown slovacco che tanto avevo ammirato nelle prove precedenti.

Nessuno va sulle fasce.

Il Pibe frattaglio se ne ricorda solo un po’ nella ripresa.

Che sfiga il Signorinello Pallido che dal limite dell’area, spacca la traversa e vede il pallone rimbalzare sulla linea di porta, prima di uscire fuori.

Che culo l’Imperatore Nero che sbatacchia sul palo un tocco morbido di De Paul ad Ospina battuto.

Che straculo vedere finalmente Politano giocare.                                                  

È uno spettacolo il suo sinistro a giro, che scavalca Musso e si infila all’incrocio dei pali.

Clamorosa beffa per Paulo Fonseca, che manca il quarto successo consecutivo nei minuti finali della sfida contro i Suninter.

Inizia male per la formazione di casa.

Sotto dopo un quarto d’ora per una zuccata di de Vrij sugli sviluppi di un calcio d’angolo mentre Kolarov dorme.

I Sangue Oro, però, ci sono.

Il Polifemo bosniaco in vetrina. Entrerà in entrambe le azioni dei gol romanisti.

Nel recupero del primo tempo apre per Spinazzola che fa centro.

Poi partecipa al momentaneo sorpasso firmato da Mikhitaryan.

Spinazzola gioia e dolori.

Quando lo vedo giocare mi rammarico non per la Roma.

Ma anche per le nostre rappresentative nazionali.

Poteva essere un ottimo duecentista.

Se non avesse sbagliato disciplina sportiva.

Nel finale ritarda a pulire l’area, liscia il pallone e stende Moses.

Rigore. Lukaku spiazza Pau Lopez.

Pareggio proprio ingiusto.

Un pareggio che è un addio alle illusioni anche per i Suninter.

I lamenti di fine gara del Parruccone mi lasciano indifferente.

Ho visto Trump pubblicizzare una marca di fagioli.

Ho visto la Ferragni davanti alla Venere di Botticelli.

Sono temprato.

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