Più fanno schifo, più vendono: le maglie sono una miniera d’oro (anche quelle brutte)

A zig zag, a quadroni, spennellate, camouflage... Ormai sono una voce di bilancio imprescindibile. Repubblica: "Nel 2019 la Juve ne ha vendute 1.6 milioni"

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A zig zag, a quadroni, spennellate, camouflage. Le maglie più sono strane, a volte orripilanti, più fanno schifo ai tifosi, più vendono. E sono diventate una voce fondamentale dei bilanci delle squadre di calcio. Il marketing non può prescinderne, ed è la ragione per cui ogni anno gli stilisti sfidano il buongusto per trovare l’idea bestseller: l’importante è che venda, non che piaccia a tutti.

Repubblica scrive che “sebbene i dati ufficiali non vengano diffusi pubblicamente, si stima che la Juventus nel 2019 abbia venduto 1.6 milioni di maglie”. E che “l’anno scorso il Manchester United ha venduto il doppio delle maglie dei bianconeri”.

I kit di gioco nuovi di zecca fanno moda. E ogni volta che Footyheadlines.com ne svela uno, ecco montare sui social l’onda della repulsa, che in breve si trasforma in ottima campagna pubblicitaria.

Un trend che “però si scontra spesso con i puristi e gli amanti della classicità – scrive Repubblica – che vorrebbero che le maglie delle loro squadre del cuore non venissero stravolte come sempre più spesso accade”.

Per cui ecco la tovaglia da Tris dell’Inter, o quella della Juventus della ormai passata stagione senza le tradizionali strisce bianconere, o il Barcellona a scacchi. E soprattutto il lancio pubblicitario con i big a fare da modelli, che diventano involontari messaggi per il calciomercato. Un esempio per tutti: Ibrahimovic. O Messi.

La novità è che quest’anno, per la prima volta tutti i club dovranno seguire due direttive della Lega Serie A: niente toppe sfondo degli sponsor e font unico per nomi e numeri.

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