ilNapolista

I rigori diventeranno come i tiri liberi? È un’esagerazione ma il calcio del futuro spaventa

Disinformazione, ignoranza e regole sbagliate stanno svilendo il pallone: rigori a pioggia (solo in alcuni paesi) e gol annullati in modo paradossale

I rigori diventeranno come i tiri liberi? È un’esagerazione ma il calcio del futuro spaventa

Era inevitabile che l’ondata di giustizialismo che sta caratterizzando questi ultimi anni, arrivasse fino al calcio il fenomeno sportivo più sociale di tutti. Il desiderio utopistico di non vedere più rigori non concessi e in generale di limitare le sviste ,non si è risolto col VAR rimasto a metà tra la tecnologia e il giudizio umano, con tutti gli oneri e gli onori che ne derivano. E soprattutto la situazione è peggiorata dopo il restringimento del margine di intervento degli assistenti in video, per ribadire il primato dell’arbitro di campo. Qualcosa di assolutamente non necessario, che ha riaperto lacune regolamentari e non ha esplicato concetti che rimangono a tuttora nebulosi.

Difficoltà che sono quanto mai visibili nel sanzionare i falli di mano, ad esempio. L’Ifab ha provato a rendere meno complessa la questione, delineando alcune situazioni in cui è sempre rigore e altre in cui non lo è mai. Stop, non c’è altro. Non sono cambiati i criteri di interpretazione della norma, ma soprattutto non è cambiata la regola. Ogni volta che viene detta una cosa del genere sui tocchi di mano, state ascoltando una sciocchezza.

Il problema è che l’esistenza di una casistica più o meno ampia e un utilizzo ridimensionato del VAR hanno reso più difficile il giudizio di ogni caso per l’arbitro che nel dubbio è molto più decisionista rispetto a prima, secondo le indicazioni nazionali che gli vengono date. Un’ipotesi che spiegherebbe perché, dei quattro grandi campionati che si sono giocati, soltanto Italia e Spagna hanno riscritto il proprio record di rigori assegnati in una stagione. Il timore, nemmeno troppo astratto visti i numeri, è che il rigore diventi ben più frequente di un episodio eccezionale. Quasi fosse un tiro libero come nel basket.

Tutta questa premessa è doverosa per capire come valutare un weekend dove gli episodi arbitrali di cui si è discusso maggiormente sono facili da giudicare, e per fare una dovuta riflessione.

Partendo da Juventus-Atalanta, il complottismo calciopolista non poteva rimanere sopito davanti al doppio rigore concesso ai bianconeri che ha permesso loro di pareggiare la partita e probabilmente mettere una pietra tombale anche quest’anno sullo scudetto. Eppure non c’è nessun motivo logico – per quanto carbonari possiate essere – per giustificare all’interno delle dinamiche posturali del pallone le braccia larghe di De Roon e Muriel. Non soltanto da quest’anno, ma da sempre. Sono due calci di rigori – a parere di chi scrive – evidenti, che l’arbitro non ha potuto fare a meno di sanzionare.

Quanto a Napoli-Milan, è stato concesso un rigore ai rossoneri per un contatto tra Maksimovic e Bonaventura. Premessa: il fatto che un giocatore tocchi il pallone non è mai un esimente a priori per un intervento falloso che resta tale anche se si colpisce la palla prima dell’avversario se l’entrata rientra nella negligenza, imprudenza o vigoria sproporzionata. Per cui, il fatto che Maksimovic sposti il pallone, di per sé non lo rende innocente. Valutando il caso nel dettaglio, l’intervento non ha nessuna delle tre caratteristiche segnalate e il tocco del pallone è pulito. È vero che c’è un contatto con l’altra gamba, ma per lo svolgimento dell’azione sembra un normalissimo contrasto di gioco. Che poi sarebbe apparso ancor di più tale se Bonaventura non accentuasse il contatto ed esasperasse la caduta. Come direbbe l’ex arbitro Luca Marelli, sempre apprezzato per la lucidità delle analisi, “i rigori sono una cosa seria”. E questa di certo non lo è.

Quindi, non è calcio di rigore e questo si può dire con discreta serenità. Bisogna capire però che il regolamento di questo sport per propria natura accoglie norme e buon senso, ma soprattutto ne è richiesta la conoscenza per giudicare gli episodi. Quanto al primo aspetto, è evidente il fallimento su tutta la linea visto il modo pedissequo con cui vengono annullati gol se nell’azione il pallone ha toccato in modo anche marginale il braccio. Creando peraltro la situazione paradossale di una fattispecie punibile soltanto in una determinata zona o in un determinato momento del gioco.

Un intervento modificatore quindi è più che auspicabile. L’unico modo per ridare valore alla figura dell’arbitro – e magari ridimensionare la quantità ingente di futili polemiche – è permettergli di decidere in quanto conoscitore dello sport e delle sue regole, magari con l’aiuto di un collega che possa beneficiare delle varie inquadrature, senza avere paura di interpellarlo nei casi prestabiliti. Evitando così anche la pioggia di rigori che si sta abbattendo sul calcio italiano (e non solo), che lo svilisce e crea contrasti con altre nazioni che si polarizzano sulla tendenza opposta anche per scelta consapevole. Una situazione che, senza aver bisogno di particolari doti da veggenti, turba immaginando il calcio che potrebbe essere.

ilnapolista © riproduzione riservata