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I numeri del Napoli cominciano a preoccupare

Con Gattuso in panchina, in campionato il Napoli segna poco (1,6 a partita) e subisce più gol che con Ancelotti. Dati da analizzare in vista della prossima stagione

I numeri del Napoli cominciano a preoccupare

Provare a commentare una bruttissima partita giocata in un tardo e afoso pomeriggio estivo da calciatori costretti da oltre un mese a uno sforzo al quale non erano abituati (e forse pronti) è difficile di per sé. Diventa poi ancora più arduo se i calciatori sono scesi in campo senza grandi motivazioni e schierati con una formazione con diverse assenze tra i titolari (tra le quali quella di una punta centrale di ruolo).

Che la partita sia stata particolare lo si coglie anche da un altro particolare: il vero personaggio del match è stato in realtà Antonio Giua, il direttore di gara, capace di fischiare i tre rigori piuttosto dubbi con i quali è andato in archivio il 2-1. Non è fortunato questo arbitro con il Napoli, che aveva diretto -con strascico di pesanti polemiche- durante la partita persa al San Paolo con il Lecce dello scorso febbraio.

La sconfitta contro il Parma – squadra in grossa crisi dopo il lockdown, a seguito del quale aveva vinto una sola delle nove partite giocate (perdendone sei) – non ha conseguenze per un Napoli già qualificato alla prossima Europa League. Per dare un senso a queste righe trarre qualche indicazione utile da questa partita, perché in linea con quanto si è visto da un mese a questa parte, è però possibile.

Da quando questa squadra è tornata a giocare a giugno, in undici partite solo due volte (contro la Juventus e a Verona) non ha subito gol: della compattezza che aveva caratterizzato – anche a costo di apparire catenacciaro – il primo vero Napoli di Gattuso, quello visto a febbraio, non vi è più traccia. Contro il Barcellona, squadra in difficoltà ma pur sempre dotata di un reparto offensivo tra i migliori al mondo, preoccupa pensare che per qualificarsi ai quarti di Champions sarà con ogni probabilità necessario segnare un gol più dei catalani, senza peraltro essere dotati di una fase difensiva granitica.

Soprattutto, l’involuzione della capacità di trovare la via della rete sembra ormai divenuta una triste certezza: la squadra domina il possesso palla (anche al Tardini ha chiuso con il 67% a proprio favore), crea occasioni per segnare (contro il Parma, nemmeno tanto), ma non è capace di finalizzare quanto costruito e il suo palleggio in certi momenti sfiora la sterilità e a tratti suscita noia in chi lo osserva.

Preoccupa una statistica: nelle ventisei partite complessive con Gattuso alla guida, il Napoli solo in due circostanze ha segnato almeno tre gol (contro Sampdoria e Spal). Numeri su cui riflettere per capire dove intervenire per fare meglio l’anno prossimo.

In particolare in campionato, gli azzurri con l’allenatore calabrese in panchina in venti partite hanno segnato 32 gol (1,6 a partita) subendone 28 (1,4). Nei primi mesi della stagione con alla guida Ancelotti, pur facendo molto bene in Champions League, si era vissuta una disastrata prima parte di campionato, complice uno spogliatoio in subbuglio per le multe e parzialmente contro il tecnico. Eppure, nelle prime quindici giornate si era segnato alla stessa maniera (1,6 reti a partita) e si era subito addirittura un pò meno (1,26).

Senza nemmeno scomodare il record di 94 gol datato 2016-17, della squadra capace nelle ultime due stagioni di Serie A, di realizzare 77 e 74 reti (una media, dunque, di circa due a gara) resta purtroppo attualmente ben poco.

Non è in discussione la bontà del lavoro di Gattuso, non solo relativamente ai risultati ottenuti a partire da fine gennaio, susseguenti al mercato di riparazione, ma in particolar modo per aver ricompattato una squadra che con il precedente allenatore non legava più.

Tutte osservazioni innegabili, ma nascondere la polvere sotto il tappeto non è esercizio utile se ci si preoccupa per il Napoli: questo insolito calcio di luglio è da prendere con le pinze, ma crogiolarsi sui due pareggi che hanno portato alla pur importante conquista della Coppa Italia o focalizzarsi sulle vittorie “inutili” in campionato di questi ultimi mesi, potrebbe essere pericoloso al momento di fare le scelte giuste in sede di mercato per la prossima stagione.
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