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«Non ci interessa palleggiare». Gattuso smentisce (a parole e sul campo) lo storytelling del Napoli

Sta portando il Napoli a giocare in più modi, in difesa e in attacco. Gioca in verticale, come dimostra il gol di Lozano. E a destra, prescindendo da Insigne

«Non ci interessa palleggiare». Gattuso smentisce (a parole e sul campo) lo storytelling del Napoli

Un Napoli più vario

L’analisi tattica di Genoa-Napoli parte dalla fine, ovvero da alcune frasi molto interessanti pronunciate da Gattuso nel postpartita. Queste: «Ci piace attaccare la profondità e lo stiamo facendo molto bene. Spesso l’attaccante esterno si butta dentro quando il centravanti viene incontro. Non ci interessa palleggiare, vogliamo arrivare negli ultimi venti metri con qualità». Sono parole importanti, perché raccontano un Napoli ben diverso da quello che ci viene raccontato, che ci viene venduto: Gattuso sa di avere in mano una squadra con tanti giocatori di grande talento, e che in virtù di questo può giocare in tanti modi, con calciatori diversi in diversi slot, in diverse posizioni. E allora sta assecondando questa situazione, dando ai suoi stessi uomini degli strumenti diversi, soprattutto in fase offensiva.

Contro il Genoa, si è visto un Napoli più vario. O meglio: un Napoli che sta cercando di essere più vario nella sua proposta offensiva. Una necessità che si manifesta soprattutto in certe partite, contro certe squadre: ieri il Genoa di Nicola era privo di qualsiasi velleità di costruzione del gioco, voleva semplicemente contenere l’avversario e ripartire. Per farlo, si è schierato con un 4-4-2 puro in fase offensiva, che però diventava addirittura 5-4-1 in fase passiva.

In alto, le posizioni medie del Genoa in fase difensiva (nel primo tempo). Nel frame sopra, la disposizione difensiva della squadra di Nicola durante una fase di attacco posizionale del Napoli. Linee compatte, blocco unico al centro e il quinto di difesa largo per chiudere il giocatore più esterno, dalla parte dove sta viaggiando il pallone.

La difesa rossoblù non risultava molto schiacciata, ma solo perché gli attaccanti e i centrocampisti venivano a pressare i giocatori del Napoli a inizio azione, e quindi i difensori salivano per accompagnarli. Non a caso, nei primi minuti ci sono stati diversi errori di misura nei passaggi da parte degli uomini di Gattuso. Una volta prese le misure, gli azzurri hanno iniziato a bypassare facilmente l’aggressività del Genoa, grazie ai soliti meccanismi di risalita dal campo tramite possesso palla. A quel punto, il Genoa rinculava tutto dietro a copertura degli spazi.

Ed è proprio qui che si sono viste alcune delle varianti di gioco di cui abbiamo accennato in apertura. Prima tra tutte: una nuova, anzi inedita tendenza nell’impostazione a destra. Proprio al termine dell’ultima partita contro la Roma, su queste pagine e in questa rubrica avevamo espresso dei dubbi sul fatto che Gattuso stesse affidando troppe responsabilità creative e di regia a Lorenzo Insigne. Ieri la situazione è stata ribaltata: come emerge anche dal grafico in basso, il Napoli ha utilizzato soprattutto la fascia destra per costruire il gioco.

Altri dati a supporto di questa tesi: Hysaj ha giocato lo stesso numero di palloni di Mario Rui (101 per l’albanese, 105 il portoghese); Fabián Ruiz, la mezzala destra, è l’elemento con il maggior numero di tocchi di palla dalla difesa in su (99); Politano, proprio rispetto a Insigne, è stato più coinvolto nella manovra: 40 palloni giocati in 63′ contro i 59 di Insigne in 80′.

Nel campetto in alto, tutti i tocchi di palla di Insigne. Per comprendere la dinamica tattica attraverso la distribuzione grafica, va chiarito che la direzione d’attacco del Napoli è da destra verso sinistra. Nel frame sopra, Insigne è nel cerchio bianco: praticamente si è spostato nello slot di esterno destro per facilitare il possesso.

Questa dinamica tattica è stata evidentemente progettata da Gattuso in allenamento. La scelta di schierare Elmas e i suoi continui movimenti a tagliare in area – visti anche in misura minor contro la Roma, ovviamente a opera di Zielinski – sono parte integrante di questo piano. L’idea di Gattuso era quella di sfruttare maggiormente la catena di destra rispetto alle ultime esibizioni, e infatti anche Insigne si è dovuto adattare a questa modifica. Come abbiamo visto nella grafica e nel frame in alto, spesso è toccato anche a lui associarsi da quel lato per creare superiorità numerica e posizionale, per offrire un’ulteriore linea di passaggio a Hysaj, Fabián, Politano.

Sotto, invece, c’è il gol di Mertens. Su assist di Insigne. Che ha ricevuto palla da Hysaj, mentre veniva al centro del campo, proprio mentre piegava verso il centrodestra. Mertens, nel frattempo, aveva preso il suo posto come laterale offensivo di sinistra. La facilità di tiro del belga ha fatto il resto, in pratica ha permesso al Napoli di trasformare in gol un’idea tattica pensata da Gattuso, e attuata in questa partita. Come al solito, la qualità dei singoli giocatori rende efficaci – o si potrebbe dire anche fattive, realizzabili, realistiche – le teorie e le teorizzazioni degli allenatori.

Il gol del vantaggio, fin dalla prima costruzione

Mertens

È qui che si è manifestata una delle frasi dette da Gattuso nel postpartita. Il Napoli ha mostrato di essere una squadra a cui «non interessa palleggiare, ma che vuole arrivare ai venti metri con qualità». È successo proprio questo: azione costruita in maniera lineare e diciamo pure ambiziosa – cioè con passaggi anche rischiosi – dai difensori, poi palla in verticale verso Insigne e apertura in direzione di Mertens. Infine, il tiro. Tre tocchi e palla in buca d’angolo. Certo, per fare tutto questo la presenza e la qualità e le caratteristiche di Dries Mertens sono di grandissimo aiuto. Contro il Genoa, ieri, abbiamo assistito a una grande prestazione da attaccante associativo del belga, eccellente soprattutto nella cucitura della manovra scendendo verso il centrocampo. Anche questa dinamica è stata sottolineata da Gattuso nel postgara.

Tutti i palloni giocati da Dries Mertens. Anche in questa grafica il Napoli attacca da destra verso sinistra.

In pratica, Mertens ha agito come regista offensivo in molti momenti della gara, per poi trasformarsi in finalizzatore puro a ridosso dei sedici metri. I dati, oltre al campetto posizionale appena sopra, confermano questa lettura: l’ex Psv ha giocato 41 palloni (più di Politano, per dire) con una precisione dei passaggi pari al 92.6%. Inoltre ha servito 2 passaggi chiave ed è stato il giocatore che ha cercato più volte la conclusione in porta (4 tiri, di cui uno da fuori area).

Lozano

L’ultimo aspetto interessante sottolineato da Gattuso riguarda i tagli in profondità degli esterni in relazione ai movimenti a venire incontro del centravanti – un discorso che vale per Mertens, come abbiamo visto sopra, ma anche per Milik, un attaccante geneticamente portato ad accorciare verso il centrocampo per tenere compatti i reparti, per accorciare la squadra. Ieri questa situazione di gioco ha portato al gol di Lozano, che a prima vista potrebbe sembrare improvvisato, ma in realtà è frutto di una serie di schemi – mentali, tattici, di interazione – provati e riprovati.

Da Fabián Ruiz a Lozano, con Milik che si sfila: qualità, velocità, intelligenza in dosi massicce.

Basta riguardare questi pochi secondi di calcio per rendersene conto. Il Napoli tesse la sua solita tela a centrocampo, pochi metri più su della linea difensiva. Fabián riceve il pallone, non è pressato, a quel punto Milik ha liberato lo spazio perfetto per Lozano. Il messicano se ne accorge, brucia Biraschi passandogli davanti e poi inserendosi internamente, a quel punto ha campo aperto e non può essere in fuorigioco.  Qui entrano in gioco la visione di gioco e la tecnica di Fabián Ruiz, che indovina un lancio millimetrico, da mettere solo a terra, talmente preciso che Lozano può addirittura sbagliare il primo controllo, però ha comunque il tempo di riprendersi il pallone prima dell’arrivo del difensore avversario. Tiro, gol.

Non è l’unico grande spunto della partita di Lozano, ma dal punto di vista tattico è quello più significativo. Perché, come detto, questo è un gol costruito. In maniera diversa rispetto a come si possono costruire azioni più lunghe, caratterizzate da un numero di tocchi maggiore, che coinvolgono tutti i giocatori offensivi. Ma resta costruito, quindi tatticamente sublime. L’ha detto lo stesso Gattuso nel postpartita: se il Napoli ha giocatori con queste caratteristiche, con queste doti (il lancio lungo di Fabián, l’intelligenza posizionale di Milik, lo scatto e la capacità di leggere e attaccare la profondità di Lozano), perché non sfruttarle? Perché non ampliare il più possibile il ventaglio di strumenti e alternative a disposizione per fare gol, per vincere?

Conclusioni

Forse Genoa-Napoli non sarà una partita che entrerà nella storia della squadra azzurra, soprattutto per questioni di classifica ormai fatta, ormai decisa. Però Gattuso e i suoi uomini vengono fuori da Marassi con delle prospettive molto più ampie, o meglio più ampliate, rispetto a pochi giorni fa. È palese che l’ex tecnico del Milan stia ancora esplorando qualità e possibilità del suo organico. Così come è evidente che i giocatori abbiano doti enormi, e soprattutto molto più varie di quel che credono di avere.

È un discorso verticale e orizzontale: il Napoli ha una rosa molto ampia e molto valida anche nelle alternative, basti pensare proprio a Lozano e Milik, praticmente i drop di Callejón, Insigne, Politano e Mertens. E poi ci sarebbero anche Younes e Llorente. Non a caso, in un postpartita evidentemente illuminato, Gattuso ha sottolineato quanto sia «assurdo» che «una squadra così forte stia  a quindici punti dall’Atalanta».

Ora che il tecnico calabrese sembra aver ultimato la posa delle fondamenta in nome dell’equilibrio – il Napoli ha imparato a difendere in blocco contro squadre di alto livello e in maniera un po’ più rischiosa contro avversari come il Genoa, non a caso ieri gli azzurri hanno tenuto un baricentro alto, a 50 metri, in fase difensiva – può e deve dare vita una a una fase offensiva mutevole, in grado di esaltare tutti, in tanti modi. Insigne come Lozano, Milik come Mertens, e come tutti gli altri. È da qui che passa il futuro di una squadra che è sempre stata molto più forte di quello che crede di essere. E che doveva essere solo spinta ad andare oltre sé stessa, oltre ciò che è stata. Con il tempo, Gattuso ha forse trovato la chiave per compiere questa piccola grande impresa.

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