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Dotto: “Applicato così, il Var è una sciagura: è malato di ottusità”

Sul CorSport. Un rigore su tre per fallo di mano. Gli arbitri sembrano diventati agenti della scientifica. Abbiamo disintegrato la bellezza del calcio

Dotto: “Applicato così, il Var è una sciagura: è malato di ottusità”

“Applicato così, il Var è una sciagura”.

Esordisce così Giancarlo Dotto sul Corriere dello Sport, in un pezzo dedicato alla tecnologia in campo. Troppo Var, troppe interruzioni, tempi morti e minuti di recupero.

“E questo solo perché quattro o cinque boy scout attempatelli si sentono in missione per conto di Dio e devono maniacalmente sezionare con la lente una sporgenza di gomito o l’esuberanza di un alluce. Ogni volta uno snervante rimuginare che nemmeno alla “scientifica”, sezione “crimini efferati”. C’è da spararsi. Ti passa la voglia. Non bastava l’horror vacui da stadio deserto, ci mancava questo accanimento autoptico”.

Dotto ci va giù pesante, estremamente critico.

Arbitri che da sempre si vivono come protagonisti, tra il gallo cedrone e il merlo maschio“.

Un terzo dei rigori concessi è causato da falli di mano. Tanti quelli fischiati nelle ultime giornate, il più eclatante quello di Patric. Dotto scrive che “grida vendetta”.

“l’unica chance del ragazzo in caduta di far sparire il braccio era di trasformarsi nel dottor Stranamore del film di Kubrick, un arto metallico a scomparsa al posto del braccio. Se sei carne, sei spacciato, il Var, questo Var, malato di ottusità, non ti perdona“.

E allora basta, scrive.

Bisogna decidere una volta per tutte se braccia e mani fanno parte del corpo umano, come risulterebbe da qualunque atlante di anatomia, o se si tratta, invece, di accessori con una forte propensione eversiva, che sarebbe poi quella di non separarsi dal corpo nel nanosecondo in cui la palla li sfiora”.

L’unico modo per osservare le regole sarebbe l’amputazione degli arti superiori. Il Var non è cattivo, anzi.

Il Var è in sé cosa buona, ma può diventare un’arma di distruzione se messo in mano a incapaci. Come sempre, il difetto è nella testa. Manca un approccio filosofico a un tema così complesso. In sintesi: l’importanza fondamentale di saper chiudere un occhio”.

Applicata così, la tecnologia è un casino. Avrebbe dovuto semplificare la vita degli arbitri, invece non lo ha fatto.

Non abbiamo reso il calcio meno iniquo e meno litigioso. In compenso, abbiamo disintegrato la sua grande bellezza. Il suo fluire tumultuoso e bastardo. Da respiro in gola”.

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