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Ora Napoli si accorge che la “rosa corta” del Napoli è un falso storico

La grande mistificazione del sarrismo, già smantellata da Ancelotti, adesso è sotto gli occhi di tutti con Gattuso e le cinque sostituzioni. I giocatori c’erano, bastava usarli

Ora Napoli si accorge che la “rosa corta” del Napoli è un falso storico

Assist di Ghoulam, gol di Lozano. Il secondo gol del Napoli a Verona è spuntato dagli abissi della panchina, un posto buio e un po’ misterioso abitato dai reietti: quei 5-6 giocatori stipendiati per allenarsi. Ce l’hanno raccontata così per anni, la “rosa corta” del Napoli. Tanto che pure i numeri si piegavano alla narrazione: fa niente che a contarli si andava oltre i 25, era corta e basta. Per principio, imperativo categorico, linea politica.

Poi dalla “finestra” dei cambi, a Verona, è spuntata una soluzione che – digerito il primitivo stupore – ha regalato agli analisti una epifania: vuoi vedere che…

Anni di lamentele a mezzo stampa sedimentati di colpo hanno preso aria, sotto c’era nascosto il segreto di Pulcinella: il Napoli ha una rosa foltissima, una panchina lunghissima. Perfettamente aderente alle rinnovate esigenze post-pandemiche. Si gioca ogni tre giorni, col caldo estivo, rotazioni scientifiche, turnover fisiologico, cinque cambi a partita. Gattuso ha a disposizione 27 giocatori, e ne ha già utilizzati 21 in tre partite. Il Napoli ha sì acquistato Demme, Lobotka e Politano: la notizia, rispetto ai tempi di Sarri, è che li ha utilizzati.

D’un tratto si svela il falso storico, la grande mistificazione di Sarri. I giocatori ci sono, c’erano. In misure e qualità diverse ci sono sempre stati. Bastava, ohibò, usarli. Coinvolgerli nel progetto, come si dice con formula melliflua per significare che tutto va liscio, le rose son rose e fioriscono. L’altra parola chiave, abusata come poche, è “fiducia”. Se ne fa un gran dispendio, in questa fase di ri-campionato, ma tant’è: Gattuso buttando dentro Ghoulam e Lozano ha dato un segnale, che pure aveva esplicitato appena vinta la Coppa Italia:  “Giocheremo ogni tre giorni e ci sarà spazio per tutti”. Banale, incontrovertibile.

Intanto a Torino – basta googleare “Sarri”, buon SEO non mente mai – sono in pieno melodramma da carestia tecnica: Danilo squalificato, Alex Sandro e De Sciglio infortunati, e mo chi gioca a sinistra? Però, ad di là della carenza più o meno oggettiva, quello di Sarri è un canovaccio. Dare sempre l’impressione che ci si muova in riserva, perché alimenta il contorno eroico del farcela nonostante le difficoltà, il destino infame, la povertà. Il “fatturato”, che dio lo abbia in gloria. Ma è una strategia. La storia fa così: ad un certo punto viene fuori per quella che è. Ci mette un po’.

Gattuso lo dice: molto meglio con le cinque sostituzioni. Non solo perché col caldo e gli impegni ravvicinati aumenta il rischio infortuni, ma perché il Napoli ha come sostituire i titolari senza troppe fisime. Anzi, i titolarissimi manco esistono più. È stata un’operazione di smantellamento culturale portata avanti da Ancelotti e per cui venne ovviamente attaccato.

Persino Ospina e Meret – confermato il valore sul campo – dovranno smezzarsi gli impegni. Domenica c’è la Spal e potrebbero rientrare Manolas, Mario Rui, Fabian Ruiz, Mertens, anche Younes. Già rispetto alla finale di Coppa Italia con la Juve Gattuso aveva cambiato cinque giocatori, a Verona. E uno di questi, Milik – già con un piede mezzo altrove – ha deciso il match.

Ripetiamo: quale squadra in Serie A può garantirsi rotazioni del genere?

La storia, dicevamo. Nel regno di Sarri – era un dogma – giocavano sempre gli stessi. Ma questa insistenza vintage della formazione bloccata ha creato col tempo un equivoco tra causa ed effetto. L’utilizzo estremamente limitato delle riserve aveva imposto l’idea che queste fossero quasi impresentabili, quando in molti casi proprio il mancato utilizzo le rendeva tali, a lungo andare. L’uovo, la gallina… sempre lo stesso paradosso. Per cui il riflesso condizionava anche il mercato, giustificandolo alla città in termini un po’ contorti: i giocatori forti al Napoli non ci vogliono venire, perché giocherebbero pochissimo. E chi si trovava già in quel limbo da disadattati cercava di scappare. Ve lo ricordate Strinic? O per essere più attuali: Duvan Zapata?

Invece di riconoscere che fosse un suo difetto (magari non lo è), Sarri invece spostava il mirino mediatico sulla qualità della rosa, forzando la convinzione che il turnover richiedesse 22 giocatori di pari livello, ipotesi di mercato realizzabile in pochissime isole ultra-indebitate. Ma non ce n’è: la Juve di Ronaldo, in questi giorni, è indicizzata sui motori di ricerca con “rosa corta”.

Il Napoli di Gattuso ha 27 giocatori. Gli unici due a non aver mai giocato sono il terzo portiere Karnezis e Leandrinho.

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