La BBC racconta lo strano limbo del calcio nel paese che non ha mai chiuso: “La preparazione senza traguardi mentali è un posto buio…”
Un eternità fatta di corsa su piste, piazzole e colline, di muscoli doloranti e bagni nel ghiaccio. Di ripetute che si ripetono, e che non si fermano mai. Un ritiro infinito. E’ il limbo nel quale s’è bloccato il calcio svedese: si allenano da 6 mesi ormai, senza sapere che fine avrebbero fatto: hanno saputo la data di riavvio del campionato – il 14 giugno – soltanto il 29 maggio. Il paese diventato un caso internazionale per non aver mai chiuso, sembrava non riaprire più il campionato. E così i giocatori sono entrati in uno strambo loop di preparazione al nulla.
La Svezia non ha imposto blocchi, ma gli “assembramenti di” di oltre 50 persone non sono consentiti e l’agenzia di salute pubblica ha impiegato settimane per approvare il nuovo calcio d’inizio. Com’è dover sostenere capacità mentali e fisiche spinte al limite per così tanto tempo? Se l’è chiesto la BBC, parlando con alcuni giocatori che ora vedono la luce in fondo al tunnel pre-stagionale.
“Ci sono volte che cerchi solo di sopravvivere”, dice Blair Turgott, del Ostersunds FK. “Se qualcuno dice che gli piace allenarsi prima della stagione, mente. È un posto buio. Finisci l’allenamento, torni a casa, ti siedi sul divano, mangi, vai a dormire e poi ripeti tutto d’accapo, tutti i giorni. Per mesi“.
L’antipatia di Turgott per i test di fitness e l’entusiasmo per iniziare le partite è condivisa dal centrocampo centrale di Djurgarden che accoppia Curtis Edwards e Fredrik Ulvestad.
“Quando è cominciata la pandemia, stavamo già preparando la stagione”, dice Edwards. “Siamo andati in Sudafrica a gennaio, ad allenarci in montagna. Correvamo nei boschi vicino al campo di allenamento, C’era una collina mostruosa, orribile. Abbiamo fatto il test del sonno e dei test Yo-yo, è stato difficile”. Poi hanno continuato ad allenarsi per mesi senza sapere se avrebbero ripreso a giocare: “Quando non si ha un appuntamento davanti, un traguardo, è mentalmente frustrante”, ha detto.
A causa delle restrizioni internazionali circa 130 giocatori stranieri della massima serie svedese vedono le famiglie da gennaio.