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La finale di Coppa Italia è decisiva solo per Sarri

Una sconfitta lo porterebbe sulle orme di Maifredi, con due finali consecutive perse con Ronaldo. Una vittoria, invece, lo consegnerebbe a nuova vita. Lui lo sa, ed è nervoso

La finale di Coppa Italia è decisiva solo per Sarri
(Hermann)

Sulle orme di Maifredi

Diciamo la verità, Napoli-Juventus finale di Coppa Italia è decisiva solo per Maurizio Sarri. Un’eventuale sconfitta non incrinerebbe minimamente il giudizio della stagione di Gattuso, così come non verrebbe incasellata nelle sconfitte più cocenti della storia bianconera. La vittoria del Napoli, invece, riaprirebbe la discussione mai sopita sulla scelta di Paratici e Nedved di affidare la panchina a un personaggio apparentemente culturalmente estraneo al mondo Juve.

Sarebbe, con la Juventus, la seconda sconfitta in due finali. Non male. Perdere due finali consecutive con Cristiano Ronaldo in campo sarebbe quasi un’impresa da record. E, sia pure in una stagione balorda contraddistinta da uno stop di quasi quattro mesi, riproporrebbe il tema della crisi di rigetto. Il trapianto non sarebbe riuscito. E in queste condizioni, tutto potrebbe accadere. Anche l’addio a fine stagione, seguendo le orme di Maifredi.

A Torino le promozioni non fanno curriculum

A Sarri resterebbero ancora il campionato e la Champions, è vero. Fondamentalmente la Champions vero obiettivo della stagione. Il jolly che potrebbe sovvertire ogni discussione sul tecnico toscano. Ma ci arriverebbe in un clima da ultima spiaggia. Tutto sommato, su Sarri nessuno ha cambiato idea. I detrattori restano fermi sulle loro posizioni. I sostenitori si aggrappano alle difficoltà del primo anno e all’impossibilità di riproporre rapidamente il calcio per cui è stato ingaggiato. La differenza la fanno i risultati, come sempre, checché ne dicano i puristi. Nessuno ricorda come ha vinto l’Europa League col Chelsea, le critiche che ha subito, l’insofferenza dei tifosi verso il Sarriball e anche quelle dei calciatori. Sull’albo d’oro c’è il suo nome. Fine delle trasmissioni.

Sarri lo sa, ed è nervoso. Ha anche le sue ragioni nel dire che ha vinto in Italia perché ha ottenuto otto promozioni. Difende la sua storia. Anche se alla Juventus l’unico allenatore che ha ottenuto una promozione, Deschamps, è stato cacciato. Essere promossi non è considerato titolo di merito. La sua è la tipica risposta di chi sa di sentirsi continuamente sotto esame e di essere considerato non all’altezza del ruolo che gli è stato assegnato.

La vittoria sarebbe l’inizio di una nuova vita

Ovviamente vale anche il viceversa. Battere il Napoli significherebbe per Sarri scrollarsi improvvisamente di dosso tutti i mugugni che la galassia juventina più o meno palesemente gli riserva. Sarebbe l’alba di un nuovo giorno. Non lo direbbe mai, ma sarebbe la liberazione di un peso. La possibilità di continuare a lavorare in un altro clima. Senza quella cappa oppressiva che giocoforza ti sottrae lucidità e anche coraggio di osare.

Tutto questo per una banalissima Coppa Italia? potrebbe dire qualcuno. Sì, tutto questo per la Coppa Italia. La vittoria, come una telefonata, gli allungherebbe invece la vita. I calciatori non lo vedrebbero più come un dead man walking, calcisticamente parlando. Passerebbe al quadro successivo. A quel punto, vincendo il campionato, si sarebbe comunque garantito un’altra opportunità se l’assalto alla Champions dovesse andare male.

Ed è storicamente giusto che il bivio della carriera di Sarri alla Juventus arrivi con il Napoli la squadra cui più di ogni altra il tecnico toscano è legato. Il club con cui si è affermato agli occhi del mondo. Ora sarà il Napoli a stabilire se Sarri ha osato troppo, come Icaro, e si è scottato. Oppure se potrà proseguire e provare a lasciare il segno in Italia non solo per le promozioni dalle serie minori.

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