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I tifosi del Napoli hanno abbattuto la grande ipocrisia del calcio asettico

In strada i corpi, allo stadio gli ologrammi fatti male. Ora tutti accusano i napoletani sguaiati, mentre in campo vanno in scena i protocolli di cartone

I tifosi del Napoli hanno abbattuto la grande ipocrisia del calcio asettico

Gennaro se ne stava sul suo divano, vicino a Giorgio. L’ologramma di Gennaro intanto sedeva in tribuna all’Olimpico, vestito di rosso, poi di verde, poi di nuovo di rosso e si agitava come un ossesso sotto il marchio della Coca Cola. Poi Milik ha segnato il rigore decisivo, il Napoli ha vinto la Coppa Italia e Gennaro s’è lanciato in strada, abbracciato a Giorgio. Mentre il suo ologramma si spegneva, e svaniva con l’ultimo collegamento Rai. L’Olimpico era tornato vuoto e immobile. Aveva smesso i suoi abiti pixelati male, come nei videogame dei primi anni 80, con quel frenetico movimento in due tempi un po’ ipnotico, a rischio attacco epilettico. E aveva svelato la sua anima inutilmente protocollare: dentro il distanziamento sociale estremo – le porte chiuse – fuori, a Napoli, la bolgia dei corpi uniti dalla gioia, tutti azzeccati.

Nella prima notte di festa pallonara post-pandemia è crollato tutto il castello di ridicoli cavilli sanitari che il calcio ha rosicchiato nella sua sostanza fino a sfornare un baraccone ipocrita. Siamo alla vigilia della “quarantena soft”, capirete che tutto è possibile.

I motorini familiari in formato primo scudetto hanno riempito i corsi della città mentre al desk di Libero si davano il cinque. Espressi, in diretta nazionale nell’immediato dopo-gara: il servizio di colore era pronto a esplodere con tutti i suoi tic, come se non fosse mai successo nulla. Anzi, meglio: come se fosse già successo tutto, “e nisciuno se ne importa”. A Torino – il sottotesto è sempre lo stesso – avrebbero esultato con sobrietà: un pugnetto alzato, un brindisi a distanza, un occhiolino tra congiunti. A Napoli, no. Sguaiati per definizione.

Infatti il giorno dopo il popolo bue che per festeggiare una vittoria si trasforma in incivile untore è lo scontato prosieguo della commedia andata in onda la sera prima, da Roma. Con le tribune digitalizzate da guardare dopo aver preso una Xamamina, e il contraltare di sfottò virtuale sui social: “Scontri all’Olimpico, tre ologrammi feriti”.

Ancora più esemplare in campo, con la panchina della Juve a volto coperto, ligia all’obbligo di mascherina, e quella del Napoli senza. Con le mischie in area e le smocciolate prima del calcio di punizione. Con l’orgia della felicità incontenibile per una vittoria ai rigori, sulla Juve, contro Sarri. E che gli vuoi dire ai giocatori del Napoli, come li tieni. Si sono abbracciati, tutti. E così avrebbero fatto quelli della Juve. Ed è la cosa più naturale del mondo, anche di questi tempi: sono tutti ipercontrollati, tanto da potersi allenare e poter giocare. E invece è come se tutto il sistema ora si reggesse sulla parvenza: i calciatori devono festeggiare dandosi di gomito. E poi autopremiarsi, come indicava il cerimoniale della Coppa Italia.

Lo straniamento era totale, all’Olimpico. Ogni tanto la Rai inquadrava Mancini, isolato, poi Gravina, solitario, poi Dal Pino, in esilio. Quasi un settore a vip. Attorno – anzi, sotto la povera grafica postprodotta – il vuoto.

Protagonista: il controsenso. E il mondo artefatto che fino a un attimo primo s’accigliava per il pericolo incombente, e un secondo dopo s’arrendeva alla realtà. De Luca, il sergente di ferro s’accodava su Twitter per complimentarsi col Napoli, mentre in strada la gente rompeva gli argini. I lanciafiamme, ve li ricordate? Forse avrebbe dovuto abbozzare un’ordinanza anti-festeggiamenti, letteralmente impossibile: lo avrebbero tacciato di portare male (proprio a lui!) in caso di sconfitta, o di essere un guastafeste in caso di successo. La Campania è in campagna elettorale, anche se nessuno se n’è accorto.

L’ovvio Salvini ha azzannato subito la polemica, ma pure il direttore aggiunto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Ranieri Guerra, ha duramente criticato il comportamento dei tifosi napoletani:

Sciagurati! In questo momento non ce lo possiamo permettere, per fortuna è accaduto a Napoli, dove governatore e sindaco hanno messo in atto misure rigide e l’incidenza del virus è più bassa che altrove. Fa male vedere queste immagini”.

Insomma tutto prevedibile ma attaccato ad un evento imprevedibile: la Juve che non vince. Ecco: il protocollo, e i rischi, se li sono persi in quell’attimo di incredulità.

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