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I rapinatori di Castillejo sono napoletani. Libero scriverà: «Hanno portato loro il virus»

Vi anticipiamo l’articolo di domani: «Il Nord ancora una volta depredato e beffato da un’incosciente politica dell’accoglienza. Criminali, oltre che untori»

I rapinatori di Castillejo sono napoletani. Libero scriverà: «Hanno portato loro il virus»

Si è infine venuto a sapere che i due uomini che hanno rapinato nel centro di Milano l’attaccante del Milan Samu Castillejo sono napoletani. Per gentile – e immaginifica – concessione del direttore di Libero Vittorio Feltri, pubblichiamo in anteprima l’editoriale in prima pagina di Libero, in edicola domani, a commento della notizia.

Lo sapevamo. Ora possiamo anche scriverlo: i due rapinatori del povero attaccante del Milan Samu Castillejo sono napoletani. Esposito e Nasti, si chiamano così. I cognomi ne tradiscono la residenza. Sono “professionisti”, dice la solerte Polizia di Milano, per quanto il concetto confligga con la pigrizia endemica di certe latitudini. Le modalità stesse inducevano a presagire una cronaca che abbiamo letto mille volte, ma che non si poteva mandare in stampa: il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti è napoletano, e poi non dite che i poteri forti sono quelli del nord.

Manodopera forestiera in trasferta, dunque, anche se con appoggi sul territorio, garantiti da una donna di origini salernitane. Integrati, persino, grazie ad un’incosciente politica dell’accoglienza che negli anni ha prodotto lo svilimento della locale dignità. Esportatori di degrado che avevano pianificato il danno e la beffa: agire sul territorio lombardo per procurarsi il bottino e al contempo distorcere l’immagine di una regione operosa in un momento di difficoltà.

No, non faremo il gioco dei tanti giornaletti meridionali che lucrano sulle nostre coraggiose posizioni: non parleremo male dei napoletani, con la trivialità odiosa nel commendatore lombardo che denigra i teroni (una erre, please): perché i napoletani fanno tutto da soli.

Giustificano ogni volta una certa retorica che loro bollano come razzismo, ma che nelle realtà dei fatti è registrata nei verbali delle forze dell’Ordine. Vogliono farci credere che Milano spari come Napoli, insistono con la favola del mal comune non sapendo come rintuzzare la loro manifesta superiorità (devono pur primeggiare in qualcosa che non sia solo la pizza o il mandolino) in fatto di criminalità organizzata o meno.

Viviamo in un Paese che per pretendersi unitario ricicla quotidianamente la sua faccia sporca, ribaltando la verità: celebriamo il sud, rinneghiamo il nord. Con la stessa sfacciataggine con cui il borgataro giustifica la propria routine nullafacente opponendo la bellezza del Colosseo allo squallore dei capannoni padani.

Come se il lavoro onesto fosse un marchio a fuoco, la ricchezza solo un bersaglio da mirare. E la furbizia del rapinatore napoletano che percorre 800 km per razziare al nord fosse parte di una caciarona commedia all’italiana.

Mentre scriviamo queste povere righe, altre redazioni stanno tessendo il racconto dei due poveri guaglioni costretti alla malavita da un’esistenza precaria, lasciati soli da uno Stato assistenzialista a fasi alterne. L’apologia del “basso”, della scaltrezza, dell’ingegno. Non crimine, marachella. Disgraziati con la pelle bruciata dal sole non più ombrato dallo sbuffo del Vesuvio.

La squadra Mobile ha anche accertato che i due malfattori se n’erano infischiati del precedente lockdown, e avevano raggiunto Milano anche con le frontiere regionali chiuse dal Masaniello campano, il governatore De Luca (che pure apprezziamo). Con sprezzo della pubblica incolumità, possibili untori di una epidemia che ora i media nazionali attribuiscono in esclusiva alla Lombardia. Un giorno si scoprirà che non era il sud asintomatico a dover temere i pericolosissimi cittadini-serbatoio del nord, ma il contrario: e se i due rapinatori di Castillejo fossero solo la punta dell’iceberg? E se l’infezione fosse stata veicolata dal basso verso l’alto da ciurme di scippatori trasfertisti? Impossibile: troppo bello il panorama dalla collina di Posillipo. I napoletani non sono in grado di nuocere alla salute di chicchessia. Fino a prova contraria, almeno.

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