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Godiamoci Fabian Ruiz, ogni giorno in più è gioia per gli occhi e per il Napoli

La maturazione dello spagnolo si è compiuta tra Ancelotti e Gattuso: intelligenza ed estetica si sono combinate. In attesa della maxi-offerta che prima o poi arriverà

Godiamoci Fabian Ruiz, ogni giorno in più è gioia per gli occhi e per il Napoli
(Hermann / KontroLab)

Prima la bellezza di certe giocate serviva ad immaginare un prezzo di vendita. 60, 70, 80, anche 100 milioni di euro a volte, tanto è pure giovane. Molti di più insomma dei 30 che il Napoli ha sborsato per acquistarlo. Una plusvalenza garantita, targata Ancelotti. Ma non subito. A meno di una clamorosa maxi-offerta che prima o poi arriverà dalla Spagna. A questo punto è più probabile il prossimo anno quando si giocheranno gli Europei. Lui è già stato il miglior giocatore dell’edizione under 21.

Fabian Ruiz, 24 anni compiuti ad aprile, ha smentito anche i soliti scettici. Chi sa giocare, sa giocare in ogni modo. E sta avvenendo anche con la gestione Gattuso cui va riconosciuto il merito di non aver assecondato il solito fiume populistico. Vedere Fabian Ruiz esaltarsi in questo Napoli fa prevalere la voglia di trattenerlo a tutti i costi rispetto alla rassegnazione per una possibile cessione, per costruire intorno a lui la squadra del futuro, quella che dovrà tornare ad ambire per gli obiettivi più alti. Saràò difficile, per non dire improbabile. Ma godiamocelo finché lo abbiamo.

La partita di ieri, con due assist, è stata l’ennesima conferma che siamo entrati in una nuova fase anche per quanto riguarda lo spagnolo. I saggi della sua tecnica sono sempre più una sapiente unione di intelligenza calcistica e – diciamocelo – puro vezzo estetico. Fabian Ruiz ha la qualità per distinguersi in entrambe le cose.

Carlo Ancelotti aveva visto in lui gli argini giusti in cui far scorrere il suo calcio liquido, verticale, avvolgente. L’intuizione, ancor più corroborata dal senno di poi, era stata esatta. Fabian è stata la rivelazione dello scorso anno, non solo in Italia ma in Europa. In Spagna, Real e Barcellona sono state accusate per essersi lasciate sfuggire il talento più fulgido del calcio spagnolo. Tuttavia, anche lui è rimasto travolto dalla tempesta che ha travolto il Napoli nel secondo anno di Ancelotti. L’allenatore ha sperato di poter risolvere la carenza di fluidità di manovra spostandolo da un lato all’altro del campo, facendogli fare il regista e il finto esterno. Ma in entrambi i casi qualcosa si perdeva. Se giocava largo, si poteva ammirare la capacità nel saltare l’uomo, venendo però ridimensionata la sua visione di periferica. Viceversa, impiegato davanti alla difesa come fonte di gioco finiva intrappolato in compiti difensivi rigidi e che in generale poco si sposavano alle sue attitudini.

Gattuso è stato intelligente a ripartire da lui. Il Napoli doveva ricominciare innanzitutto da cervelli e piedi fini, poi man mano sono state individuate le criticità del sistema e le soluzioni per renderlo efficace. A partire, ad esempio, dall’arrivo di Diego Demme, l’uomo giusto nel posto giusto, che ha permesso a Fabian Ruiz e Zielinski di esprimersi al meglio. La maturazione, cominciata con Ancelotti e che si sta compiendo adesso, è servita allo spagnolo per passare dagli jugones, funambolici palleggiatori, di Quique Setien al Real Betis al calcio italiano ad alti livelli.

In Spagna la palla si muoveva ad una velocità incredibile, i giocatori si spostavano altrettanto freneticamente, creando trame così fitte e imprevedibili da risultare spettacolari, anche soltanto per andare a pressare. La Serie A gli è servita a razionalizzare il suo talento, a inquadrarlo nelle logiche del possesso, della conduzione della palla, dell’attesa del momento giusto per attaccare la porta. Concetti che Setien non considerava troppo e a Siviglia poteva anche andar bene così, ma che probabilmente si sono rivelati troppo estremi per il contesto catalano che l’ha rigettato.

La gestione più accurata dei ritmi di gioco ha fatto sì che Fabian Ruiz sviluppasse la lettura della partita che prima gli mancava. Adesso sa sempre quale giocata fare e in che momento della gara, una dote che gli ha permesso di risultare decisivo in più occasioni, come in Coppa Italia contro l’Inter, a Brescia, o appunto come è successo contro la Spal.

Fabian Ruiz, questo lo si è capito dalla sua prima partita a Dimaro, non potrà rimanere a lungo nel Napoli. Ma forse si potrà contare su di lui per un’altra stagione. Una cessione a cifre esorbitanti garantirebbe la salute del bilancio e nuovi investimenti per l’avvenire, ma priverebbe la squadra del suo eroe epico, il più bello da vedere e il più valoroso in campo, e non è detto che ne valga la pena.

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