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Due operai morti in un crollo a Pianura. E la domanda: “Era abusivo l’appartamento?”

Un italiano e un extracomunitario molto giovane, stavano lavorando a una ristrutturazione. La solita domanda per il solito racconto che leggeremo

Due operai morti in un crollo a Pianura. E la domanda: “Era abusivo l’appartamento?”

Un boato, le urla e le sirene, tante sirene, troppe sirene. Un attimo durato quattro ore, un tonfo ed un grido “sono morti”. Le facce dei vigili del fuoco piegati dal duro lavoro, scavando con i mezzi e con le mani “troppo terreno” seppelliti e asfissiati. Una mattina normale a Pianura zona Masseria Grande Via Archimede, ci arriva la notizia di un crollo di un’abitazione. Corro e sono sul posto in cinque minuti scarsi. Mi avvio sul luogo del disastro che era avvenuto tutto al massimo mezz’ora prima. I soccorsi, conto sei o sette squadre di vigili dei fuoco, carabinieri a dirigere le operazioni e persone attonite. Le facce sono preoccupanti “è caduto un solaio” no “è caduto un muro di cinta”.

Provo a raccogliere i dati, sono solo e la notizia non si è sparsa ancora, provo a mettere insieme i pezzi. Tre operai sotto le macerie, due sono stati estratti vivi se ne cerca un terzo. Siamo assiepati ma tutti in silenzio, le mascherine coprono i volti ma non gli occhi di terrore della gente. Bisogna restare freddi, devi raccontare. Raccontare certo ma è il mio quartiere, conosco almeno la metà della gente che è qui, perlomeno di vista. Arriva la polizia e il capitano dei carabinieri ci chiede di lasciare l’area, di metterci a distanza di sicurezza. Il tam-tam è immediato arrivano colleghi, troupe televisive, arrivano i cittadini. La notizia del terzo da recuperare è quella più certa finché non mi giunge da un amico vigile del fuoco volontario e fuori servizio alla missione che probabilmente se ne cerca anche un quarto.

Si delinea il quadro cosi come il tempo che passa lascia inesorabilmente poche speranze per i due operai seppelliti da tanto, troppo terreno. Poi l’epilogo, il triste epilogo, esce un camion dei vigili del fuoco si avvicina una parente in ansia e in lacrime e la scena rende a tutti l’idea senza bisogno di averne conferme. La mano del vigile accarezza il viso della donna, mentre altre tre colleghi che sono piegati sulle gambe affranti frugano ogni dubbio.

Sono morte due persone. Un uomo italiano e un extracomunitario molto giovane. Il rispetto è tanto, il silenzio è rotto dal naturale e privato dispiacere dei parenti accorsi, ricomponiamo il quadro. Durante i lavori di ristrutturazione di un appartamento è crollato un muro di cinta in seguito ad una frana e sono morti due dei quattro operai coinvolti. Pianura è segnata, la tragedia è consumata. Tuttavia chi viene da fuori, la stampa “importante” quella che deve fare notizia a livello nazionale ci guarda e ci chiede “Ma era abusivo lo stabile?” Il senso di questa domanda non lo capirò mai, ma loro sono stampa importante io un cronista qualunque, la lascio cadere e chiudo il taccuino. Ora mentre vi scrivo mi ritornano in mente la folla, la tensione, il grande lavoro dei soccorritori, l’empatia delle forza dell’ordine e quella domanda: “ovviamente era abusiva”. Perché a Pianura anche le tragedie devono portare addosso i segni del luogo comune. Tuttavia saranno il magistrato e la giustizia a chiarire, ma oggi credetemi in quel posto, in quelle ore, ciò che ha straziato il tempo e la morte di due operai, due faticatori di giornata, due uomini a cui francamente bisogna riconoscergli rispetto e silenzio. Da Pianura è tutto

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