Al Mattino: «I giocatori si lamentano del caldo? Che cosa assurda! Bravo Gattuso ma non si è amici né nemici dei propri calciatori»

Il Mattino intervista Paolo Di Canio, ex calciatore, oggi commentatore Sky Sport. Tra le altre cose, parla di Gattuso.
«So cosa Gattuso dà a una squadra, l’ho visto anche nel Milan: regole precise, durezza nei comportamenti, tanto lavoro quotidiano e poi carezze al momento giusto. Era quello che voleva il Napoli ed è quello che lui sa dare».
Ammette che all’inizio non gli piaceva un certo atteggiamento del tecnico.
«A me non piaceva all’inizio quando si prendeva le colpe di ogni cosa, anche quelle che non erano le sue. A Coverciano dicono che è una cosa che non va fatta. Anche perché una volta va bene, ma poi i giocatori si creano un alibi e ci marciano. Ora ha corretto il tiro: è schietto, diretto, usa il bastone e la carota. Giusto escludere Allan perché non si allena bene, è il segnale per tutti: chiedo regole, le impongo e il primo che sbaglia, anche se si chiama Allan, va fuori. Però un’altra cosa che ha detto mi è sembrata una esagerazione: non si è né amici né nemici dei propri calciatori».
Su Barcellona-Napoli dice che il Napoli
«non è una squadra fatta per imporre il suo gioco, anche se con il Verona qualcosa di propositivo si è visto. Le cose migliori le ha mostrate quando si è difesa con una organizzazione impeccabile e poi è ripartita. Ecco, vero che si parte dall’1-1 ma io faccio fatica a pensare che il Barcellona imposti una partita di controllo, in cui l’obiettivo è lo 0-0 per passare il turno. Messi e gli altri non fanno calcoli: anche se magari sarà a porte chiuse ma vogliono imporre il proprio talento in ogni occasione. Ed ecco che le ripartenze del Napoli potranno far male. D’altronde, Piqué non è quello di due o tre anni fa e gli altri difensori non sono all’altezza neppure del suo rendimento di adesso».
Di Canio critica anche l’atteggiamento dei calciatori, che si sono lamentati del caldo.
«Che cosa assurda! I calciatori non si lamentino. Ricordo quando ci portarono a giocare a Leon, in Messico, in piena estate: c’erano 42 gradi. Ed era solo un’amichevole. A me, De Marchi e Luppi quasi serviva un respiratore a metà del primo tempo».