I risultati di una ricerca tedesca: i giocatori ne abusano. La denuncia di Subotic. Klasnic è al terzo trapianto di rene. I legami con l’infarto

Antidolorifici contro la fatica, come precauzione, per non deludere i compagni o per mantenere il posto in squadra, per aumentare le prestazioni in allenamento. E poi, anche, certo, per combattere il dolore. Una ricerca tedesca riportata dallo Spiegel sull’abuso di farmaci nel calcio mette in luce una “epidemia” silenziosa: i calciatori assumono i cosiddetti “fans”, gli antiinfiammatori non steroidei, come pratica quotidiana. Non sono considerati doping, ma non sono affatto innocui e a lungo termine possono avere conseguenze anche fatali.
Il calcio in farmacia, come disse ormai vent’anni fa il signor Zdenek Zeman.
L’Ibuprofene come routine. Nella documentazione della ricerca c’è anche la testimonianza di Neven Subotic campione tedesco con il Borussia Dortmund attualmente all’FC Union. Le sue accuse al sistema sono durissime. L’automedicazione è un problema, tanto più che molti preparati sono disponibili gratuitamente in Germania. Thomas Frölich, medico di squadra dell’Hoffenheim, dice che “non è sempre facile perché a volte gli interessi dei giocatori o degli allenatori e quelli medici divergono”.
I giocatori sono sottoposti ad un’enorme pressione per recuperare in fretta dagli infortuni. A volte anche l’atteggiamento da “uomini duri” che stringono i denti fa la sua parte. Il ricorso alla pillola facile fa parte dello stesso contesto. Secondo Subotic le informazioni sui rischi e gli effetti collaterali sono trascurate. “Dicono che se vuoi giocare puoi prenderlo, poi ti senti bene e giochi. Il gioco è fatto”.
Gli antidolorifici dovrebbero effettivamente abbassare la febbre, inibire l’infiammazione, il dolore. Se vengono dosati correttamente. Con un consumo eccessivo, tuttavia, il danno conseguente può essere devastante. Ivan Klasnic è il caso più noto nel calcio professionistico tedesco. L’ex giocatore del Werder Brema ora è al suo terzo trapianto di rene, dopo mesi di dialisi. Si dice che abbia assunto antidolorifici per anni, a Brema. Accusa il medico della squadra di cure errate. C’è un processo in corso dal 2008.
Oltre al danno renale, la ricerca parla anche di danni allo stomaco. Di giocatori che sputano sangue, che vomitano a causa dell’uso indiscriminato dei farmaci, e morti inspiegabili. Uno studio danese ha persino riconosciuto una connessione tra antidolorifici e insufficienza cardiaca. “Esiste un chiaro legame tra la morte per infarto e l’uso di farmaci antinfiammatori non steroidei”, afferma il ricercatore Gunnar Gislason, secondo il quale ibuprofene e diclofenac aumentano il rischio di infarto del 30 e 50 percento.
La Federcalcio tedesca (DFB) è “preoccupata” dai risultati della ricerca. Il presidente Fritz Keller definisce i farmaci preventivi “semplicemente stupidità”. Alla domanda se la DFB abbia trascurato il problema, Keller risponde: “Questo è un problema per la società nel suo insieme”.
Gli antidolorifici di solito non sono vietati nello sport. Nemmeno secondo le normative antidoping. Ma alcuni esperti ora chiedono di cambiare le regole. I motivi per cui vengono presi gli antidolorifici sono gli stessi degli atleti che di dopano: alterano le prestazioni.
Secondo il ricercatore antidoping di Colonia Hans Geyer “puoi giocare meglio di quanto faresti normalmente se prendi antidolorifici. E gli effetti collaterali degli antidolorifici possono essere gravi. E poi c’è la violazione dell’etica dello sport: se riesci a fare sport solo prendendo antidolorifici o farmaci, è molto strano”.