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“Chi decide se un messaggio politico in campo è buono o cattivo?”

In Germania i gesti antirazzisti hanno aperto un dibattito. Per il basket il divieto deve restare, altrimenti sono ammissibili anche altre idee politiche

“Chi decide se un messaggio politico in campo è buono o cattivo?”

In Germania i giocatori che hanno manifestato contro l’uccisione di George Floyd sono stati “graziati“: la Fifa aveva persino chiesto clemenza, appellandosi al buon senso per quelli che a termini di regolamento della Bundesliga avevano palesato opinioni politiche in campo. E’ vietato, non si può fare. Il buon senso, alla fine, ha prevalso. Ma è rimasto il dibattito. Ora in Germania ci si interroga: “Davvero vogliamo aprire questa porta?”

In realtà questa costola ulteriore della discussione è partita dal basket, scrive la Faz. Stefan Holz, amministratore delegato della Basketball Bundesliga (BBL), aveva proibito ai suoi professionisti di prendere parte alle proteste. E’ il dilemma del quale il calcio tedesco si è liberato per il momento solo ieri: il comitato di controllo della Federcalcio ha annunciato che non avrebbe punito i giocatori della Bundesliga Sancho, Hakimi, Thuram e McKennie, anche se avevano usato lo stadio per le loro azioni di protesta. Nel basket restano in attesa: il campionato riparte sabato. Che si fa?

Marko Pesic, l’amministratore delegato del Bayern Monaco basket, dice: “L’opposizione al razzismo non è una dichiarazione politica, ma un atteggiamento nei confronti della vita”. Holz però controbatte: “Facciamo sport e non ci devono essere dichiarazioni politiche in nessuna direzione, non apriamo questa porta”. Ovvero: se ritieni che la libertà di espressione non possa essere divisa in opinioni buone e cattive, allora il divieto pare non avere alternative. Proprio nel basket c’è un famoso esempio: quando i serbi sconfissero la Lituania nella finale del campionato europeo del 1995, i vincitori mostrarono ai croati, che lasciarono il podio, il saluto di Tschetnik il segno simbolo dei volontari brutali e assassini nella guerra civile. Questo – scrive la Faz – è ciò che Holz intende quando dice che non vuole aprire quella porta.

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