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Algoritmo Serie A, è alto il rischio di ingerenze politiche da parte dei club

Per Repubblica il rischio fondamentale in queste ore in cui devono essere decisi i criteri dell’algoritmo è che un club faccia pressioni per essere aritmeticamente favorito

Algoritmo Serie A, è alto il rischio di ingerenze politiche da parte dei club
Giuseppe Marotta e Andrea Agnelli

Il tanto odiato “algoritmo” ancora non esiste. Tutti presidenti della squadre di Serie A si sono detti contrati, eppure non si sa ancora come dovrebbe funzionare.

Repubblica prova a spiegare i fattori su cui dovrebbe basarsi

il rendimento in casa e trasferta, il numero di gare giocate e i gol segnati. Non prenderà in considerazione invece il valore delle avversarie passate e future. Insomma, aver battuto la Juventus non vale più che aver sconfitto il Brescia, perché la matematica non può sostituirsi all’imprevedibilità del pallone. Di fatto, il sistema calcolerà la media punti in casa e quella in trasferta, poi le proietterà sul numero di partite residue per simulare una graduatoria finale su 38 partite. Con i gol segnati dentro e fuori a fare da ulteriori “correttori”.

Ma più dell’algoritmo fa paura il potere che l’algoritmo potrebbe avere, dal momento che sarebbe l’unico in grado di decreterare il vincitore se il campionato non potesse essere terminato. È proprio questo il timore e il rischio più grande al momento, secondo Repubblica, che il grande poter dell’algoritmo, spinga i presidenti a fare pressioni durante la sua formulazione

La formula non è ancora stata scritta in ogni suo dettaglio e quindi in queste ore resta sempre il rischio di ingerenze politiche più o meno latenti da parte dei club in cerca di un vantaggio aritmetico.

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