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Zeman: «Non ha senso ricominciare. Il calcio è un’industria che genera più debiti che ricavi»

Alla Gazzetta: «Il calcio è uno sport di contatto, i giocatori sputano per necessità. Ho quasi smesso di fumare. Ho bruciato una tv, la tenevo sempre accesa»

Zeman: «Non ha senso ricominciare. Il calcio è un’industria che genera più debiti che ricavi»

La Gazzetta dello Sport intervista Zdenek Zeman. Ieri ha compiuto 73 anni. Ammette che il calcio, come lo sport in generale, gli manca, ma aggiunge che non è ancora il momento di ripartire. Non si dovrebbe riprendere finché il virus non sarà andato via.

«Tutti aspettano le scelte del governo sul calcio. Ma non è il governo a decidere, è il virus. E se non se ne va, per me non ha senso ricominciare».

Non è giustificato spingere per la ripartenza del pallone perché rappresenta per il Paese una industria importante.

«Il calcio è un’industria particolare perché genera più debiti che ricavi. Vale la pena rischiare per limitare i debiti?».

Che il calcio sia pieno di debiti non è certo una scoperta arrivata con il Covid.

«Si sapeva anche prima e vuol dire che il calcio è gestito male. Si spende molto più di quanto sia possibile. E non è neanche detto che se le tv pagheranno l’ultima rata questo salverà quei club sempre sull’orlo dei libri in tribunale».

Zeman si dice molto scettico sulla possibilità di tenere le squadre in sicurezza durante allenamenti, partite e trasferte.

«Sono scettico: il calcio è uno sport di contatto. Nella vita dobbiamo camminare con una mascherina a più di un metro di distanza, nel calcio non si può fare. Sa qual è la cosa che fa più spesso un calciatore durante una partita? Sputare, la cosa più pericolosa».

Una pratica necessaria, spiega, che non ha senso vietar come fanno alcuni Paesi europei.

«È ridicolo, non si sputa per il gusto di farlo, chiunque fa sport sa che la bocca si impasta, ci sono problemi di salivazione».

Zeman racconta che dorme poco, racconta, guarda molta tv.

«Ormai dormo poco: mi sveglio prestissimo e mi metto davanti alla tv. Ne ho già bruciata una: la tenevo accesa ininterrottamente 22 ore su 24. Ho dovuto comprane un’altra».

Racconta di essere uscito solo una volta, per prendere un caffè take away e di aver praticamente smesso di fumare.

«Sono tre mesi che praticamente non fumo più. Sono sceso da tre pacchetti a 5-6 sigarette al giorno. E non perché ne avevo poche, ho scelto io. Non è stata poi così dura».

 

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