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Valdano: «Il calcio a porte chiuse è senz’anima, ma il calcio aiuta a vivere»

Intervista alla Gazzetta: «C’è una sensazione insapore, generata da uno spettacolo che non è reale. Ma sono grato alla Germania»

Valdano: «Il calcio a porte chiuse è senz’anima, ma il calcio aiuta a vivere»

La Gazzetta dello Sport intervista Jorge Valdano, ex campione del Mondo con la Nazionale argentina nel 1986. Parla del calcio a porte chiuse. In questo momento tornare a giocare ha un valore simbolico, perché restituisce normalità.

«Viviamo in un momento nel quale c’è un gran desiderio di recuperare la normalità e il calcio ha questo effetto simbolico. C’è uno scrittore colombiano, Faciolince, che questa settimana ha scritto un articolo molto commentato, nel quale sostiene che siamo stati quasi 3 mesi senza calcio e non è successo nulla, siamo sopravvissuti lo stesso. Beh, io sono 3 mesi che non do un bacio ai miei nipoti e sono vivo, sì, però ho dovuto fare a meno dell’impatto emozionale garantito dal bacio ai nipoti. Allo stesso modo abbiamo perso l’impatto emozionale e la passione offerte dal calcio. E aggiungo una cosa, perché tanto non mi può ascoltare: una volta chiesero a Borges a cosa serviva la poesia e lui rispose: “E a cosa servono l’odore del caffè, o un’alba? A renderci più felici”. Fortuna che Borges non mi può vedere applicare le sue frasi al calcio però è così, il calcio è una cosa che aiuta a vivere».

Ma la Bundesliga a porte chiuse è un calcio diverso, senza anima.

«È un altro calcio, senza l’anima che al nostro sport porta la gente. C’è una sensazione insapore, generata da uno spettacolo che non è reale. Dobbiamo fare uno sforzo mentale per capire, o ricordarci, che la partita ha un valore agonistico, che ci sono dei punti in palio. Si fa fatica a vederla come una gara tradizionale. A tutto questo bisogna aggiungere poi il fatto che stiamo vedendo un torneo che ci risulta alieno, e tra l’altro dopo la vittoria del Bayern sul Borussia, per dirla in termini commerciali, la Bundesliga ha perso valore, l’interesse scema ancora di più. Ma sono grato alla Germania perché col rigore ha generato fiducia mostrando che si può tornare a giocare, pur se in circostanze eccezionali. Lo accettiamo perché capiamo che siamo in una situazione d’emergenza, e l’eccezionalità richiede rimedi eccezionali. Detto ciò è chiaro che l’ansia di tornare l’aveva prima l’economia che lo stesso calcio».

E in campo?

«Ho una frase classica: “Il calcio è uno stato d’animo”. E non c’è niente che influisca in modo più forte sullo stato d’animo dei giocatori della gente».

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