A Tuttosport: «Il lockdown è una misura scema. Sono stato a casa perché amici e conoscenti si erano lasciati fare il lavaggio del cervello e non volevano vedermi. Il tema della morte è stato usato come ‘ipnosi’»
Intervistato da Tuttosport, Vittorio Sgarbi contesta le misure prese dal Governo per contenere l’epidemia di coronavirus. Definisce il lockdown una «misura scema».
«Non avrei sicuramente messo tutti in isolamento, chiusi dietro a quattro mura, quando invece si poteva certamente prendere le misure di controllo uscendo, stando con le dovute distanze all’aria aperta, nei boschi, in montagna o su una spiaggia non affollata. Ve lo volete mettere in testa che il virus, all’aria aperta, non si prende? È possibile che quelle teste non abbiano capito e non si siano informati che, se ognuno di noi avesse potuto in solitaria andare a fare una passeggiata all’aria aperta, sarebbe stata una scelta più intelligente e sana?».
Conte è stato consigliato da una «sfilza di virologi incompetenti, che non ne azzeccavano una».
Lui, confessa, è stato a casa, ma perché non sapeva cosa fare e dove andare.
«Gente, amici e conoscenti che si erano lasciati fare il lavaggio del cervello e assolutamente non mi ricevevano e non volevano vedermi».
Sgarbi parla anche del calcio. Perché non dovrebbe ricominciare? Si chiede.
«Con le dovute distanze e senza assembramenti, a porte chiuse, il calcio avrebbe potuto continuare sempre che la gente si accontenti di vederlo in televisione. Ma io credo che il tifoso non aspetti altro che vedere, anche dal divano, la sua squadra del cuore. Sì il calcio, con prudenza e nelle distanze, può e deve ripartire».
Con la sua presa di posizione e la raccomandazione di stare tutti a casa, continua, il governo ha fatto passare gli italiani da appestati, mentre altri Paesi, come la Germania, stanno riaprendo.
«Sa cosa accadrà a noi? Che i nostri turisti se ne andranno in Croazia».
Chiarisce:
«Nessuno vuole minimizzare sto schifo di virus ma cercare di far capire alla gente che anche se è una pandemia uscita dalla Cina non è la peste e che i numeri che ci danno dei morti per coronavirus non corrispondono a verità, perché fra quelli ci sono molti anziani che già soffrivano di altre patologie o decessi per altri motivi. E teniamo anche a mente che se guardiamo il numero di decessi per incidenti stradali, scopriamo che sono molti di più, e allora? Allora nessuno prende più l’automobile e va in calesse? Ma per favore, il tema della morte, in questo caso, è stato usato come ‘ipnosi’».