Rosler, il tecnico della Bundesliga a rischio virus: «Ho avuto il cancro. Il lavoro è la terapia per la paura»

L'allenatore del Fortuna Dusseldorf è in ritiro con la squadra. Domani si riprende: «Ho 14 padri tra i miei giocatori. Impossibile pensare solo al calcio»

Rosler allenatore Bundesliga rischio virus

Uwe Rösler è chiuso in un albergo vicino all’aeroporto di Düsseldorf con la sua squadra, il Fortuna. Uwe Rösler ha avuto, e superato, un cancro, e risponde perfettamente al profilo di persona “con malattie pregresse” per il quale il coronavirus aumenta pericolosamente il rischio di complicanze gravi. È in ritiro-quarantena col Fortuna, alla vigilia della ripresa della Bundesliga. Ed è protagonista e testimone di questo luogo strano nel quale si ritrova il calcio in pandemia: chiusi dentro per tornare in campo, pieni di paure, nel suo caso doppie.

In un’intervista al Frankfurter Allgemeine Zeitung dice di sentirsi “relativamente al sicuro”, e che in questi mesi si è

spostato solo tra il mio appartamento e la cerchia interna delle persone del Fortuna”. Mi pongo sempre domande e a volte sono nervoso. Vedo che i numeri dell’infezione sono nuovamente aumentati e trovo irragionevole il comportamento delle persone. Ne ho timore, perché so che non posso permettermi di prendere il virus. Il lavoro è la mia terapia per la paura.

L’hotel non è il Ritz-Carlton scelto dal Wolfsburg. È modesto, un po’ triste. Ma “lo trovo un luogo piacevole in cui soggiornare, che nelle condizioni attuali ci offre l’opportunità per prepararci bene. Fondamentalmente abbiamo l’hotel tutto per noi, ci sono pochi altri ospiti. Questo ci consente di rispettare attentamente tutto il protocollo di isolamento”.

Il video di Kalou dagli spogliatoi dell’Hertha ha confermato per molti l’immagine di calciatori chiusi in una casta, ignoranti e menefreghisti. “Ma con l’esperienza di questa crisi, molte persone – compresi i calciatori – matureranno, miglioreranno. Per me è evidente. La consapevolezza per la natura, per la famiglia e per le persone accanto a me, è aumentata. Sono felice di vedere come i giocatori si preoccupano per i loro partner e figli, come cercano di proteggere le loro famiglie, amici e colleghi di lavoro. Abbiamo 14 padri nella nostra squadra. E abbiamo giocatori le cui partner hanno appena partorito. È comprensibile e umano che l’attenzione non sia solo sul calcio. Concentrarsi completamente sulla prossima partita è una grande sfida per alcuni. È normale che i giocatori abbiano paura e preoccupazione”.

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