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Il Liverpool guida la rivolta inglese contro le tv: niente sconti, col pubblico a casa ci guadagnate

I broadcaster vogliono un rimborso di 330 milioni di sterline, ma i club non ci stanno. Come in Italia, anche in Inghilterra il calcio si gioca la sopravvivenza nella partita dei diritti tv

Il Liverpool guida la rivolta inglese contro le tv: niente sconti, col pubblico a casa ci guadagnate

Se in Italia sono le emittenti a non voler pagare i club, in Inghilterra funziona al contrario: le tv vogliono un rimborso di 330 milioni di sterline e i club non hanno intenzione di accordargli lo sconto. La sostanza cambia poco: è per i diritti tv che il grande calcio europeo sta rimontando il circo a tempi record e con molteplici difficoltà pratiche, ed è con le tv che si va allo scontro.

In Premier il leader della rivolta è il Liverpool, fermato dalla pandemia ad un passo dal titolo atteso da 30 anni. Oggi è in programma una riunione fondamentale, da questo punto di vista, tra i direttori finanziari di tutti i 20 club, informati ieri dell’ammontare del rimborso richiesto da Sky e gli altri broadcaster. Sky è il principale detentore dei diritti di trasmissione del più ricco campionato di calcio del pianeta, con 128 partite in diretta a stagione, seguita da BT Sport con 52 e Amazon con 20.

A causa dei termini relativi ai diritti, il 50% del denaro viene diviso equamente tra i club, con il 25% assegnato per i live e l’altro 25% dipendente dalla posizione finale in classifica. Ciò significa che i primi sei club della Premier League dovranno pagare di più – circa 30 milioni di sterline ciascuno – rispetto ai  10,75 milioni circa in capo altri 14. Le emittenti hanno suggerito di scontare la cifra dagli accordi per le prossime due stagioni, per aiutare i club colpiti finanziariamente dalla crisi.

Il presidente del Liverpool, Tom Werner, ha messo in dubbio il rimborso in una conferenza con il Paul Mornar, che conduce la trattativa per la Premier League, e lo farà di nuovo nella riunione di oggi.

Lo sconto infatti deriverebbe del mancato adempimento degli obblighi contrattuali a seguito della sospensione del calcio in Inghilterra a metà marzo. Le emittenti sostengono anche che, dato che il resto della stagione sarà a porte chiuse il valore del prodotto per cui hanno pagato molti milioni verrà svalutato.

Il Liverpool invece, insieme ad un certo numero di altri club – tra cui il Tottenham e il West Ham – contestano questa idea. Sostengono infatti che con i tifosi bloccati sul divano di casa la diretta televisiva acquisterà valore, anche in virtù del fatto che il calcio sarà praticamente l’unico sport trasmesso in tv nei prossimi mesi. Inoltre la sospensione temporanea del blackout alle 15 nelle partite nel Regno Unito significa che le emittenti potranno trasmettere ancora più calcio live, e i club ritengono che il valore del loro investimento aumenterà.

Allo stato attuale, Sky e BT hanno i diritti per 47 partite rimanenti, le altre 45 saranno condivise tra Sky che ne trasmetterà 32, BT Sport 8 e le restanti 5 tra Amazon e la BBC.

David Kogan,  il principale consigliere per i diritti dei media della Premier League dal 1998 al 2015 e architetto chiave di questo successo finanziario globale, insiste sul fatto che i club saranno costretti a pagare: “I club – dice al Guardian – dovranno pagare prima o poi. Avranno un’assicurazione, immagino, per farlo”

Kogan, poi, ritiene che i club dovrebbero preoccuparsi per il prossimo accordo sui diritti che sarà negoziato quest’anno, che difficilmente resterà in linea con i 9 miliardi di sterline generati per il triennio fino al 2022, data la ricaduta dell’attuale crisi. “Qual è la capacità della Premier League di guadagnare altri 9-10 miliardi in un periodo di tre anni? Perché Sky, ora di proprietà di Comcast, o BT, dovrebbero spendere 5 miliardi per questi diritti quando c’è poca concorrenza?

“Se la Premier League non prenderà quei soldi dalle tv, come guadagnerà? Dalla vendita dei biglietti? L’unico modo in cui i club possono sopravvivere è tagliare i costi: le commissioni e i giocatori, e a quel punto stari influenzando il prodotto finale”.

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