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Completare la stagione non basta, la Premier sotto lo scacco dei diritti tv

Se pure dovessero riuscire a giocare le restanti 92 partite i top club dovranno restituire tra i 300 e i 350 milioni di sterline. I broadcaster hanno il coltello dalla parte del manico

Completare la stagione non basta, la Premier sotto lo scacco dei diritti tv

La corsa tra infiniti ostacoli per concludere i campionati europei, soprattutto i quattro principali, per non perdere i soldi delle tv potrebbe non bastare. La Premier continua a guardare il fondo del baratro da un ciglio pericolante. Se pure dovessero riuscire a giocare le restanti 92 partite del campionato inglese i top club dovranno restituire tra i 300 e i 350 milioni di sterline ai broadcaster. Il timore è che questo avrà delle ricadute economiche sul sistema devastanti.

Il Guardian scrive che i club hanno anche scoperto da poco che alle emittenti spetta un ulteriore sconto di 36 milioni di sterline per ogni settimana oltre il 16 luglio. Se poi non si riuscire a trovare una via per tornare in campo il conto sarebbe salatissimo: 762 milioni di sterline da ridare Sky, BT Sport e gli altri proprietari dei diritti internazionali.

Per ora la Premier è in alto mare: la data di riavvio prevista doveva essere il 12 giugno, poi il 19 giugno, ora si parla del 26 giugno come ipotesi più realistica. Con le partite distribuite su sei o sette settimane, la stagione probabilmente sforerà il 16 luglio. Più tardi inizia, maggiore sarà il costo per i club. Come riportato per la prima volta dal Daily Telegraph, esiste una scala mobile dei pagamenti dovuti a seconda del termine della stagione. I dettagli del modello di sconti saranno presentati ai 20 club in una riunione la prossima settimana.

La principale penalità che si applica è di almeno 300 milioni di sterline, perché i club giocando a porte chiuse e in orari diversi da quelli programmati prima della pandemia non sarebbero in grado di adempiere agli obblighi contrattuali.

I club non sono affatto contenti, anche perché al riavvio garantirebbero la trasmissione di un numero maggiore di partite rispetto agli accordi precedenti, ma la sensazione è che le emittenti vogliano pagare di meno nonostante possano trasmettere più calcio.

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