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Cairo mostra a Lotito (e al calcio italiano) a cosa serve il quarto potere

Lo scoop del Corriere della Sera sugli allenamenti segreti della Lazio ha prodotto conseguenze. I club sono spaventati dagli ispettori e adesso la Serie A può davvero non ripartire

Cairo mostra a Lotito (e al calcio italiano) a cosa serve il quarto potere

“Abbiamo una banca?” chiedeva Piero Fassino a Giovanni Consorte. Era la fine del 2005, Unipol tentava la scalata a Bnl. Intercettazione su cui sono stati scritti tomi di sociologia. La banca come simbolo della “sprovincializzazione”, dell’ingresso nell’età adulta, la fine del periodo adolescenziale del “denaro sterco del diavolo”. Ma era politica, diciamo così.

Urbano Cairo non ha una banca, ma ha il nono potere. Il quinto che gli viene conferito dalla proprietà de La7 – Quinto potere di Lumet dovrebbe essere obbligatorio nelle scuole – e il quarto da Rcs. La carta, si dirà, sta morendo. Per certi versi è vero. Ma in Italia la carta ha ancora un suo peso specifico. Soprattutto in ambienti di potere che sono quasi tutti gestiti da persone in là con gli anni. In Italia quel che conta è la rassegna stampa. “I quotidiani non li legge più nessuno”. Sì. Ma la rassegna è un potere. Salta di whatsapp in whatsapp, di email in email.

E ieri mattina l’articolo del Corriere della Sera che aveva spiato e denunciato l’allenamento della Lazio svolto in barba al distanziamento sociale o fisico fate voi, ha fatto rapidamente il giro delle stanze del potere sportivo. Facciamo salve ovviamente l’autonomia e l’indipendenza della testata giornalistica, ci mancherebbe, però ci perdoneranno se ci lasciamo importunare da qualche pensiero malizioso. Del resto fu proprio Cairo a rivelare – nel video che ha allietato la quarantena forzata di tanti – che la sera era solito andare a far visita al direttore Fontana in via Solferino per supportarlo nel momento caldo della chiusura del giornale.

Quell’articolo è un colpo al cuore innanzitutto del nemico numero uno di Cairo: Claudio Lotito il leader del fronte di chi vuole tornare a giocare. E fa gioco al presidente del Torino che di tornare in campo proprio non ha voglia.

Il Corriere della sera rivela quel che sembrava un segreto di Pulcinella: nel segreto dei centri sportivi, il distanziamento non viene rispettato e si gioca a calcio. Del resto, viene da chiedersi, sennò che si vedrebbero a fare? La stessa cosa è accaduta in Germania col video del calciatore dell’Herta – Kalou – che mostrava come negli spogliatoi si facessero beffe del protocollo sanitario.

A differenza della Germania, però, l’articolo del Corriere della Sera ha prodotto conseguenze. Ha aperto una breccia. La Federcalcio ha immediatamente creato la squadra degli ispettori che possono fare incursioni a sorpresa nei ritiri delle squadre, coadiuvati da droni. Una sorta di visita fiscale.

Casualmente, poche ore dopo l’ufficializzazione degli ispettori della Figc, sono cominciati i maldipancia dei club di Serie A che pure avevano pacificamente condiviso l’idea dei ritiri nel protocollo elaborato dal Coordinamento tecnico scientifico. Li comprendiamo. Una cosa è sottoscrivere un documento che si presuppone all’italiana e un’altra sapere che quelle disposizioni – invero molto complesse da applicare – debbano essere realmente rispettate.

E così, dopo un braccio di ferro di oltre un mese, di interviste tanto continue quanto inutili, Cairo porta a casa un poderoso (per dirla alla Conte, Giuseppi) scacco al re che lascia scoperto l’avversario. E la mossa viene assestata proprio da un suo giornale. Non sarà come avere una banca, ma la vituperata carta stampa serve ancora.

La Serie A rigetta il Protocollo. O il governo si arrende, oppure la stagione calcistica è finita

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