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Tavecchio: «La Serie A costretta a giocare per i diritti tv. I club hanno già anticipato quei soldi alle banche»

Intervista a Libero: «Ci sono schiere di avvocati pronte a portare il pallone in tribunale se la stagione non terminerà. Non so se Spadafora abbia un piano per lo sport»

Tavecchio: «La Serie A costretta a giocare per i diritti tv. I club hanno già anticipato quei soldi alle banche»

Libero intervista l’ex presidente della Federcalcio, Carlo Tavecchio.

«La Figc ha l’interesse di portare a termine i campionati per salvare il sistema che si poggia sui professionisti. La questione sanitaria va tenuta in considerazione, ma non si può sottovalutare l’indirizzo dell’Uefa che dice: “Prima finite i campionati”. I vertici europei sanno che tutte le leghe sono appese ai diritti tv».

Se la questione non troverà una soluzione, per il calcio sarà una tragedia.

«Perché questi soldi sono già stati anticipati finanziariamente dalle banche ai club: pensate all’ondata di ritorno se la stagione non riprenderà. Nel 2017 da commissario della Lega contattai broadcaster mondiali, ma non fu possibile cambiare nulla perché ogni società aveva impegnato i diritti prima di incassarli. E il problema riguarda tutti: i cadetti prendono 60 milioni di mutualità, la C circa 25, i Dilettanti dieci. Senza queste entrate le società minori falliscono o quasi».

Per Tavecchio la madre di tutte le battaglie avrebbe dovuto essere la riforma dei campionati.

«Ci sono troppe società professionistiche, si doveva passare a 20 squadre in A e in B e due gironi al massimo in C. Anche se l’ideale sarebbero state tre divisioni da 18. I campanili, gli interessi politici e il “circo” che ruota al pallone hanno impedito questa riforma. Il risultato? Fallimenti pazzeschi di club e di aziende rovinate dalle spese dei presidenti. Ora leggo, invece, che la C propone di aumentare l’organico a 69».

Se la stagione non terminerà si moltiplicheranno le cause legali.

«Ci sono schiere di avvocati pronte a portare il pallone in tribunale se la stagione non terminerà regolarmente. Nella massima serie le società sono poco capitalizzate, poco liquide, troppo legate alle banche: come fa ad andare avanti un’azienda se i costi del personale sono l’80% del fatturato? Inseguono tutti la chimera della cessione da 100 milioni che sistemi i conti, ma capita solo una o due volte nella vita».

Continua:

«C’è chi punta a rimanere in A, anche a costo di mettere a rischio il sistema. Faccio un esempio: ho appena pagato l’abbonamento a Sky e lo farò anche a maggio. Ma quanti sono quelli come me? Mi parlano di tante disdette per vedere il calcio a pagamento. Se sarà confermato lo stop alla stagione, Sky e le altre pay tv non vorranno pagare l’ultima rata. E a quel punto un sistema che fattura 3-4 miliardi l’anno esploderà per 200-250 milioni di mancati introiti dalle tv. E si chiederà l’intervento dello Stato. Con un Paese in condizioni drammatiche, chi potrà mai dare soldi a un mondo in cui il più “fesso” prende un milione di euro all’anno?»

Il governo non ha un piano per il mondo dello sport.

«Il ministro Spadafora si trincera dietro la questione sanitaria, ma non so se abbia un piano per il mondo dello sport. Le associazioni dilettantistiche svolgono una funzione sociale, surrettizia dello Stato, ma sono guidate da 65-80enni. I giovani quando vengono chiamati per prima cosa chiedono: “Quanto mi date?”».

Mentre il Coni ha come unica filosofia quella di penalizzare il pallone.

«Il Coni è sempre chiuso nei suoi appartamenti “pontifici”. Gli hanno tolto la cassa, passata nelle mani di Sport & Salute, ma parliamo di 400 milioni. Sono briciole per il sistema sportivo. Nei miei tre anni e mezzo di gestione i contributi alla Figc sono calati da 70 a 35 milioni: la filosofia del Coni è sempre stata quella di penalizzare il pallone».

E conclude.

«La Fifa ha promesso 2,5 miliardi di aiuti, ma ha 211 Paesi affiliati. La Figc non ha risorse proprie: serve un piano, meno club e una pianificazione che riduca i costi del personale. Solo una società in Italia, la Juve, fattura oltre i 500 milioni e può muoversi libera rispettando il fair play finanziario. Che, secondo me, sarà abolito».

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