ilNapolista

“Noi calciatori siamo figli di operai, ci fanno passare per cattivi mentre facciamo solidarietà”

Sul Guardian un articolo di Ben Mee capitano del Burnley. “Abbiamo creato un fondo per aiutare la sanità e stampa e governo ci attaccano

“Noi calciatori siamo figli di operai, ci fanno passare per cattivi mentre facciamo solidarietà”

Sul Guardian le parole di Ben Mee, capitano del Burnley. Racconta l’iniziativa #PlayersTogether, la raccolta fondi di alcuni calciatori della Premier League in favore del sistema sanitario inglese. Ma anche le critiche a cui sono stati sottoposti da parte di stampa e governo. Mentre cercavano di fare la propria parte in un momento drammatico.

“Come calciatori abbiamo il privilegio di fare ciò che facciamo in questo paese e non lo dimentichiamo. I soldi che guadagniamo sono ben documentati, ma la maggior parte dei professionisti proviene da contesti operai (working class) e, qualunque siano i successi di cui godiamo, siamo ancora legati alla coscienza sociale in cui ci siamo formati”.

L’idea dei calciatori, spiega, è stata quella di utilizzare la propria fortuna per aiutare chi è in prima linea nel combattere il virus. Hanno sentito il bisogno di aiutare in ogni modo possibile. I fondi saranno utilizzati in favore di personale e volontari del sistema sanitario nazionale, nel maggior numero possibile di luoghi.

“Come per il calcio, il supporto non finisce al termine della partita, e continueremo a sostenere la prima linea per tutto il tempo necessario”.

La critica ai calciatori da parte di stampa e governo, però, continua, è stata inutile, “per non dire altro”. Il fatto di essere in vista espone i calciatori a titoli facili, nonostante il lavoro di beneficenza che fanno in tutto il mondo.

“Mentre lavoravamo duramente per fare la nostra parte, quei titoli hanno creato distrazione”.

Hanno tentato di additare i cattivi tra i calciatori piuttosto che soffermarsi sull’elogio che i calciatori fanno a quanti mettono a rischio la propria vita per aiutare gli altri.

“Tutti i giocatori britannici conoscono l’importanza del sistema sanitario nazionale. Ne abbiamo usufruito tutti.  Siamo nati negli ospedali pubblici. Mia moglie è incinta del nostro secondo figlio e partorirà lì come ha fatto per il primo.

Tutti i giocatori, continua,

“indipendentemente dalla loro provenienza, comprendono l’urgenza della questione. Molte persone stanno rischiando per aiutarci, per prendersi cura di noi. Sappiamo quanto sia importante”.

Aiutare il sistema sanitario, dopo averne usufruito dalla propria nascita a quella dei propri figli, è un dovere.

Ora tutti hanno molto tempo per riflettere sulle cose di cui dobbiamo essere grati, conclude Ben Mee.

“Io lo faccio tutti i giorni. Sono sempre stato grato per ciò che il calcio mi ha dato e per le libertà che mi ha offerto nella vita. Abbiamo tutti le stesse preoccupazioni, adesso. Stiamo lavorando duramente per proteggere le nostre famiglie e i nostri cari. Nient’altro conta davvero. Quando ne verremo fuori la mia speranza è che diventeremo una società più affiatata, con una maggiore comprensione degli altri. Indipendentemente dall’occupazione, dal background o dalla squadra che tifiamo”.

ilnapolista © riproduzione riservata