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L’ospedale in Fiera a Milano: 20 milioni di donazioni, 600 posti annunciati, in realtà sono 53

Il Fatto quotidiano. Appena 12 i ricoveri. Al massimo potrà accogliere 157 pazienti, ma manca il personale per assisterli. Sarà costato 50 milioni

L’ospedale in Fiera a Milano: 20 milioni di donazioni, 600 posti annunciati, in realtà sono 53

Qualche settimana fa l’inaugurazione dell’Ospedale in Fiera, a Milano, ha destato grande scalpore. Un’opera celebrata come un’impresa enorme, pronta ad accogliere centinaia di pazienti Covid-19. Salutata dal governatore della Regione Lombardia, Fontana, con un’inaugurazione-assembramento, in barba ai divieti imposti dal Governo.

I posti di terapia intensiva dovevano essere 600, un’opera colossale, appunto. Peccato che, ad oggi, scrive Il Fatto, gli ospiti della struttura sono solo una dozzina. E che l’obiettivo sia stato ridotto a 205 posti, per rendere operativi i quali, però, manca il personale.

“E’ l’ennesima cattedrale nel deserto?”.

I dodici pazienti ricoverati in Fiera sono assistiti da circa 50 persone, che fanno turni sulle 24 ore. Per far funzionare l’ospedale a pieno regime occorrerebbero 1000 figure professionali (tra cui 200 medici e 500 infermieri). Molto difficile che arrivino.

Dunque, da 600 posti annunciati, adesso l’obiettivo è arrivare a 205. Ma non ci si arriverà.

“Al momento sono stati completati 53 posti letto. Un secondo lotto da 104 posti è in via di costruzione è sarà pronto se va bene tra una o due settimane. Gli ultimi 48 posti letto nel Padiglione 2 – dicono fonti qualificate – semplicemente non verranno mai costruiti. Insomma, 157 posti a fine aprile per la maggior parte dei quali manca personale”.

La Fiera avrebbe dovuto essere l’hub regionale per i malati Covid-19. Doveva servire a svuotare gli altri ospedali. Ma sono due i problemi più grandi. Innanzitutto che le ambulanze hanno meno di tre ore di autonomia di ossigeno

“e arrivare in Fiera in tempo, ad esempio, da Sondrio o Mantova è molto difficile”

In secondo luogo,

“spostare i malati intubati vuol dire esporli a rischi enormi, una cosa che ovviamente nessuno vuole fare se non è costretto”.

Più che creare un ospedale composto solo di terapie intensive, scrive il Fatto, sarebbe stato forse più opportuno potenziare una struttura già esistente. Dubbi sull’efficacia dell’idea della Fiera furono sollevati dal cardiologo Giuseppe Bruschi, del Niguarda, su Facebook. Il giorno della sua inaugurazione.

“Una terapia intensiva non può vivere separata da tutto il resto dell’ospedale. Una terapia intensiva funziona solo se integrata con tutte le altre Strutture Complesse che costituiscono la fitta ragnatela di un ospedale”.

Servono infermieri, rianimatori, ma anche infettivologi, neurologici, cardiologi, nefrologi, chirurghi. Tutte professionalità che in ospedale ci sono, ma in Fiera no.

Per costruire l’ospedale in Fiera sono stati raccolti 21, 3 milioni di donazioni. Ma, scrive il Fatto, non si sa quanto è costato.

“C’è chi sostiene che il costo sia più vicino ai 50 milioni che ai 20”.

Salta all’occhio la differenza con l’ospedale in Fiera creato a Bergamo (e non inaugurato dal sindaco Gori, per scelta). Non solo è più vicino agli altri ospedali di zona, ma è stato creato in meno tempo di quello di Milano, con l’obiettivo di arrivare a 72 posti in terapia intensiva e 70 in sub-intensiva. Ebbene, sono già 50 i posti operativi e oltre venti i pazienti seguiti da medici russi, norvegesi, di Emergency e degli alpini.

Il fabbisogno di infermieri è di 130 unità e al momento ne mancano circa 50. Il costo, poi, è molto inferiore a quello di Milano.

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