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“Lo spietato”: la vita dello ndranghetista Morabito nella Milano anni Ottanta

Su Netflix. La parabola del manager criminale Salvo Russo interpretato da Scamarcio. Tratto da un saggio di Colaprico e Fazzo

“Lo spietato”: la vita dello ndranghetista Morabito nella Milano anni Ottanta

“Lo spietato” è una produzione Netflix che ha la sua origine da un saggio di Piero Colaprico, uno dei maggiori giornalisti di cronaca giudiziaria italiana, (e Luca Fazzo) sul pentito Saverio Morabito. Il regista Renato De Maria ne ha tratto un film – con la sceneggiatura anche di Valentina Strada e Federico Gnesini – raccontando la vita del manager criminale Salvo Russo un calabrese trapiantato a Milano e la sua ascesa come stella individualista della ‘Ndrangheta nella Milano anni ’80.

Salvo (Riccardo Scamarcio) fa il suo apprendistato al Beccaria dopo un arresto ingiustificato e lì conosce Slim (Alessio Praticò, il Brusca de “Il cacciatore”) con cui inizia un sodalizio criminale. Ma il vero salto di qualità è quello della raffinazione in proprio dell’eroina che il Russo fa con i siciliani prima di diventare una delle mine vaganti della società criminale italiana. Salvo ha sposato Mariangela – interpretata da una delle migliori attrici italiane dell’ultima generazione: Sara Serraiocco – che gli dà due figli, ma nel contempo ha un’amante Annabelle, un’artista francese interpretata da Maria-Ange Casta con cui ha una vita parallela.

Il film inizia lento e dà l’impressione del già visto ma poi cresce la vita del criminale Russo – ben gigioneggiato da un convincente Scamarcio – ed allora sale la drammaticità e il tono narrativo e sembra che il ricordo di quel periodo non tanto lontano nel tempo assuma anche un significato di memento civile. Le musiche raccontano bene quel tempo, e la scenografia è didascalica. La fotografia di Gian Filippo Corticelli fa il resto in un film che vede in De Maria uno dei massimi esperti di poliziesco italiani. Un buon prodotto insomma che non tradisce il testo di Colaprico ancora oggi impegnato a disvelare i nuovi scandali del Pio Albergo Trivulzio crocevia cancrenoso di un’Italia che non vuole crescere. Ça va sans dire…

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