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Il virus sta mutando (e anche molto) ma è un bene: per diffondersi meglio diventa meno cattivo

I ricercatori cinesi hanno individuato 30 nuovi ceppi in pochi mesi, di cui il più letale in Europa. Gli islandesi 40 varianti e 400 mutazioni. Per gli scienziati scomparirà o diventerà come una semplice influenza

Il virus sta mutando (e anche molto) ma è un bene: per diffondersi meglio diventa meno cattivo

Secondo uno studio effettuato da un gruppo di ricercatori cinesi dell’Università di Zhejiang su 11 pazienti, negli ultimi mesi il virus è mutato in 30 diversi ceppi. Alcuni dei più potenti avevano molti punti in comune con quelli diffusi in Europa, mentre i più deboli erano simili a quelli circolanti in alcune parti degli Stati Uniti, come lo Stato di Washington. Lo scrive il Corriere dello Sport.

In realtà, le mutazioni del virus sono molte di più. Lo testimonia lo studio della società islandese DeCode Genetics, il più vasto studio genetico realizzato fin qui. Ha studiato gli effetti del virus su circa 15 mila cittadini, compresi gli asintomatici. Lo studio ha individuato 40 varianti del virus e oltre 400 mutazioni, nella maggior parte dei casi minime e non tali da dare vita a una nuova variante, a un nuovo ceppo.

Come mai secondo i cinesi il ceppo del virus più letale sarebbe quello diffuso in Europa?

Gli scienziati ritengono che il coronavirus sia mutato per superare la resistenza del sistema immunitario in diverse popolazioni. Forse inizialmente colpiva senza effetti letali, poi è mutato per arrivare a essere più letale in Europa, dove si è insediato dopo la Cina.

“Praticamente è come se fosse andato a scuola per colpire senza essere lui ucciso”.

Il virologo Fabrizio Pregliasco ritiene “previste e prevedibili” le mutazioni in atto, ma ritiene che esse in genere non portino ad una maggiore letalità, anzi.

“Le mutazioni di solito portano a una maggiore contagiosità e minore letalità”.

A meno che, scrive il quotidiano sportivo, il virus non abbia fatto un percorso del tipo:

“Cina senza manifestarsi troppo, Europa, di nuovo in Cina più cattivo e di nuovo in Europa ancora più cattivo. Ma questo al momento non può ancora dirlo alcun ricercatore, a parte forse gli islandesi”.

Secondo il virologo dell’Università di Copenaghen, Allan Randrup Thomsen,

“Quanto da noi osservato su geni delle persone e del virus implica che la causa di Covid-19 alla fine diventerà più contagiosa, ma meno grave. E simile al modello che vediamo con l’influenza e possiamo conviverci”.

In Lombardia, quindi, potrebbe essere entrata in azione una mutazione più cattiva del virus. Ipotesi avanzata, qualche giorno fa, da Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano.

“In Lombardia c’è qualcosa che non comprendiamo. Si sono superati i morti della Cina in un’area più piccola e in un tempo minore. Sta succedendo qualcosa di strano. C’è una aggressività virale che non si spiega. Le ipotesi possono essere tutte valide, ma quella più forte è che il virus sia mutato”.

Per la maggioranza dei virologi le mutazioni sono un segnale positivo. Lo spiega Giorgio Palù, professore emerito all’Università di Padova, presidente uscente della Società europea di virologia e consulente del governatore del Veneto, Luca Zaia.

“Sono i segnali che Covid-19 può diventare meno aggressiva, e l’umanità riuscirà a conviverci, come succede già oggi con l’influenza e con i raffreddori, virus, questi ultimi, che ci accompagnano da migliaia di anni”.

Secondo Palù il virus sta diventando più umano. Il che apre la strada a due possibili strade. La prima è che si estingua da solo, come accaduto per la Sars. La seconda è che torni tra qualche mese, dopo essere passato in un altro continente, come l’Africa, come teme l’Oms, ma in forma meno aggressiva. Secondo Palù:

”Succederà quel che è capitato con altri coronavirus zoonorici, che si sono adattati all’uomo, si diffondono per via aerea, e tornano a trovarci nella stagione invernale”.

Per Pregliasco è un bene che ci siano state le mutazioni, perché vuol dire che

“questo coronavirus rientra tra quelli che hanno l’istinto alla sopravvivenza e alla diffusione. Per lui le mutazioni sono migliorative, nel senso che vole diffondersi meglio, e per farlo diventa meno cattivo”.

 

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