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“Il silenzio della palude”: il cinema spagnolo conia il thriller letterario

Tensione narrativa sempre alta: film europeo ed americano nello stesso tempo. Vigil è un talento di cui sentiremo ancora parlare. Su Netflix

“Il silenzio della palude”: il cinema spagnolo conia il thriller letterario

Tre giorni su Netflix ed è già cult per “Il silenzio della palude” un noir particolare – novela negra – che solo il nuovo cinema spagnolo può proporci. Valencia è una città che si autocompiace senza che nessuno se ne assuma la responsabilità: città cresciuta attorno ad un pantano (palude) pullula di anguille e canne dritte, alte e vuote dentro. In questo oceano di liberismo sfrenato si inserisce Q (Pedro Alonso: il Berlino de “La casa di carta”) un escritor che mentre prepara un suo thriller sulla corruzione nella città spagnola decide di entrare nel gioco e si fa scrittore-giocatore come nella Coppa Davis.

Un’amministrazione corrotta che copre interessi della malavita più bieca con un’interfaccia insospettabile nel prof di Economia applicata all’Università, Carretero (José Ángel Egido).

Mentre Q continua la sua azione “perché può”, rapisce il prof e questo manda in palla la delegata di polizia Isabel (Maite Sandoval) che ha un pactum sceleris con Purificazione (Carmina Barrios) che sembra una matrona camorristica partenopea. Nel gioco si inseriscono involontariamente Nacho (Raúl Prieto) fratello di Q e volontariamente il killer Falconetti (Nacho Fresneda) braccio operativo di La Puri. Il finale è sorprendente nella sua letterarietà pensata. Il 45enne regista Marc Vigil realizza un thriller magistrale – traendolo dal libro omonimo dello scrittore valenciano Juanjo Braulio – con una tensione narrativa sempre alta: europeo ed americano nello stesso tempo. Vigil è un talento di cui sentiremo ancora parlare.

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