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Gattinoni: «L’Ospedale in Fiera a Milano? È come la Corazzata Potemkin per Fantozzi»

L’esperto di terapie intensive al Fatto: «Per una terapia intensiva servono medici, infermieri e deve sorgere all’interno di un ospedale. Anche il timing è sbagliato»

Gattinoni: «L’Ospedale in Fiera a Milano? È come la Corazzata Potemkin per Fantozzi»

L’Ospedale nella Fiera di Milano? Dopo la bocciatura di Barbacetto incassa anche quella di Luciano Gattinoni, esperto mondiale di terapie intensive e rianimazioni. In un’intervista al Fatto Quotidiano, lo definisce «una cosa che fa ridere i polli».

«Cosa ne penso dell’ospedale? Quel che pensava Fantozzi della Corazzata Potemkin… Quella struttura non è medicina, è politica. Le do un titolo: è la Fiera della medicina o la Fiera delle vanità?».

Gattinoni motiva le sue parole numeri alla mano.

«Tenga presente che per una terapia intensiva serve un infermiere ogni due letti. Da accordi sindacali
in Italia per averli su 24 ore servono 7 infermieri ogni due letti (in altri Paesi si può scendere a 6,5 o a 6 ma non cambia molto): per un reparto con 100 posti fa 350 infermieri. I medici? Uno ogni 5 letti, sei medici per 24 ore, il che significa 120 medici. Ripeto: questo per 100 posti, non per duecento o cinquecento».

In una terapia intensiva, spiega ancora Gattinoni, servono medici adatti.

«Non ortopedici, fruttivendoli o che so io. Il training di un infermiere in terapia intensiva, prima di poterlo lasciar solo, dura sei mesi. Questo è quel che serve, sotto quegli standard possono chiamarlo come gli pare, ma non è terapia intensiva…».

Non solo. La terapia intensiva deve essere interna all’ospedale, perché necessita anche di altre competenze.

«Anche il timing è sbagliato. Si era partiti da 500 posti e oggi pronti sono 53 e occupati dieci o giù di lì, anche perché per fortuna i reparti, com’era prevedibile, si stanno svuotando. Per questo dico che non parliamo di medicina, ma di politica».

Gattinoni conclude:

«Io tutti quei milioni di euro li avrei spesi in un altro modo. In Regione c’era un Comitato tecnico-scientifico di cui, grazie a dio, non facevo parte: chiedetelo a loro se hanno raccomandato quella struttura. La domanda è: è stato il Comitato a influenzare la politica o viceversa?».

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