Behrami: «Calcio? Non possiamo avere la presunzione di sapere qual è la cosa più giusta per la salute» 

Intervista al Secolo XIX: «La guerra è diversa dal virus. Detto questo, non vedo un aspetto positivo ma se proprio bisogna cercarlo, noto che chiunque si trova nella stessa condizione, per una volta senza distinzioni»

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Il Secolo XIX intervista Valon Behrami, centrocampista del Genoa. Vive la quarantena a Udine, in famiglia. Commenta le parole del compagno di squadra, Radovanovic, secondo il quale il coronavirus è invisibile ed è peggio della guerra.

«La guerra ti porta a odiare qualcuno che magari ti ha portato via una parte della tua famiglia. E’ un sentimento diverso, mentre mai come ora l’essere umano può riuscire a raccogliersi insieme contro lo stesso nemico. Detto questo, non vedo un aspetto positivo ma se proprio bisogna cercarlo, noto che chiunque si trova nella stessa condizione, per una volta senza distinzioni».

Anche lui, come tutti, è in ansia per l’incertezza del futuro.

«Il non sapere porta ansia, è dura. Personalmente non ho problemi ad affrontare questa fase, ma me ne provocano le incertezze sui prossimi mesi, sulle conseguenze, sul quando potremo incontrare i nostri cari e abbracciare chi vogliamo bene».

Sulla ripresa del campionato.
«E’ un qualcosa che non possiamo controllare o decidere noi, aspettiamo le scelte di chi ha autorità e competenze in materia. Tutti vogliono riprendere la propria vita lavorativa e le attività di prima. Se chiedessimo a un operaio che mantiene la propria famiglia mese per mese, sarebbe il primo a voler ricominciare. Poco importa ora che si tratti di calcio o di una fabbrica. E’ che non possiamo avere la presunzione di sapere qual è la cosa più giusta per la salute».

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