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L’Equipe promuove il film “Ultras”. Il regista Lettieri: «Se potrò tornare allo stadio? Vedremo»

Due pagine sul prestigioso quotidiano. “È diverso dagli altri film sul genere, non parla mai di camorra e la violenza non è gratuita». Il regista risponde alle critiche degli ultras

L’Equipe promuove il film “Ultras”. Il regista Lettieri: «Se potrò tornare allo stadio? Vedremo»
foto Hermann / Kontrolab

L’Equipe, il più celebre quotidiano sportivo, dedica due pagina al film “Ultras” di Francesco Lettieri in programmazione su Netflix.

Due pagine – firmate Gregiore Fleurot – che promuovo l’opera fortemente contestata dagli ultras napoletani che hanno lasciato loro messaggi nel centro storico della città.

L’Equipe scrive che Ultras è un film diverso dai precedenti tentativi – cita “Hooligans” e “The Football Factory”. Non si vede mai il campo, solo all’inizio il San Paolo. Non c’è giudizio morale né politica. L’Equipe scrive che mai nel film ci sono accenni alla camorra. A proposito della violenza, scrive L’Equipe:

La violenza, sia tra le diverse generazioni del gruppo o tra club rivali, è presente in tutto Ultras senza esserne il filo conduttore, a differenza dei tanti film dedicati agli hooligan (Hooligans, La Fabbrica di calcio). Innanzitutto perché per gli ultras, modello di tifo nato in Italia alla fine degli anni sessanta, la violenza non è fine a se stessa, ma un effetto collaterale della passione per il club e la città. E poi perché Francesco Lettieri non tenta di impartire alcuna lezione di Sociologia. La violenza è un qualcosa che il regista si limita a descrivere, come in una scena di sommossa tra napoletani, romani e poliziotti girati alla maniera di un telefono cellulare. «Non volevo fare un film morale o esprimere un giudizio, ma raccontare un contesto», dice Lettieri.

E a proposito della camorra e della politica scrive:

non si fa mai menzione della camorra, anche se recenti notizie hanno dimostrato i legami tra le reti mafiose e il movimento ultra, principalmente a Torino, Milano, Roma e, in misura minore a Napoli. Una decisione del regista. «Qui in Italia, soprattutto a Napoli, c’è molta generalizzazione, sentiamo spesso che gli ultras sono camorristi. In realtà, ci sono persone legate alla criminalità organizzata agli angoli, ma questo non significa che l’intero movimento sia legato alla criminalità»

E della politica.

Non c’è politica né nel film, assenza che riflette una specificità napoletana: mentre molti gruppi italiani attuali sono politicamente contrassegnati, più spesso a destra, quelli di Napoli sono tra i pochi ad essere rimasti in gran parte apolitici. «Se non lo fossero stati, onestamente non so se avrei fatto questo film», dice.

Ovviamente L’Equipe ricorda gli ultras non hanno minimamente partecipato alla stesura del film. Il quotidiano ricorda i messaggi che i gruppi organizzati hanno riservato all’opera e al regista che commenta così:

Ciò che mi rende felice è che hanno scritto questi messaggi prima dell’uscita del film. Non è quindi un giudizio sulla sua qualità, ma sull’operazione in generale.

L’Equipe chiede: pensa di poter continuare a vedere le partite in Curva B?

Non lo so. (Risata). Diciamo che al momento la domanda non si pone Perché ci sono altri problemi che impediscono alle persone di andare allo stadio.

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